Cuneo – Continuano i “malumori” tra i dipendenti dell’ex Ubi Banca dopo la fusione con Intesa Sanpaolo. Passate due settimane dal 12 aprile, data in cui è iniziata formalmente la migrazione dei conti correnti bancari tra i due istituti, non sono finiti i disagi per i correntisti ma nemmeno le difficoltà per i lavoratori.
“Tutto il personale di rete ha la sensazione di vivere un incubo: il livello di stress, frustrazione e senso di inadeguatezza hanno raggiunto livelli non più sostenibili, con inevitabili e preoccupanti ripercussioni sullo stato di salute dei lavoratori – scrivono le associazioni sindacali Fabi, First Cisl e Cgil Fisac -. Il personale è fortemente provato e sfiduciato, non in grado di svolgere le normali mansioni richieste dal proprio ruolo e impotente nel trovare soluzioni alle innumerevoli richieste dei clienti”.
Diversi i punti “critici” evidenziati dai sindacati: la carente formazione, un nuovo modello organizzativo introdotto dalla sera al mattino su una vasta clientela abituata a servizi completamente diversi, il ridotto numero di affiancatori in presenza a fronte di tutor da remoto che operano solo parzialmente a sostegno dei colleghi perché obbligati a far fronte agli ordinari impegni commerciali nella loro sede e la sempre più alta insofferenza della clientela che fa temere gravi ripercussioni.
“Pretendiamo con forza l’adozione di provvedimenti straordinari già suggeriti – continuano i sindacati – ed in particolare: incrementare nel numero gli “affiancatori” e mantenerli in presenza fin tanto che sarà raggiunta una conoscenza sulle procedure informatiche tale da consentire autonomia lavorativa di tutto il personale ex UBI; rafforzare i numeri verdi a disposizione, soprattutto per quanto attiene l’attività di on- banking; stop a qualunque pretesa di risultato commerciale fin tanto che perdurerà l’attuale stato di emergenza; attenzione e tutela della salute e sicurezza dei lavoratori con diffusione rapida e capillare dei plexiglass, ove mancanti, e maggiore attenzione agli spazi”.