Fossano – È arrivato alle battute finali il processo per la sparatoria del 28 novembre 2015 avvenuta a Fossano e in cui sono imputati di tentato omicidio A.K. e R.K., rispettivamente padre e figlio, accusati di aver violentemente picchiato e poi ferito alla guancia con un’arma da fuoco il fossanese T.G., il quale ha già patteggiato una pena di 2 anni e 8 mesi per aver sparato e ferito A.K. ad un’anca e R.K. ad una caviglia. All’origine della lite sfociata in sparatoria, un banale diverbio tra G.T., parte civile nel processo, e R.K. I due quella sera si trovavano al bar Haiti con i rispettivi amici e si incrociarono davanti alla cassa al momento di pagare; forse una frase di troppo, un insulto e i due si ritrovarono fuori dal locale a picchiarsi.
Divisi dagli amici, sembrava che la lite fosse finita lì, ma G.T. dopo essersi recato alla sala giochi della madre e aver scaricato lì la fidanzata e l’altra coppia con cui aveva passato la serata, insieme al compagno della madre si recò alla propria officina dove avrebbe dovuto incontrare R.K. il cui padre nel frattempo lo aveva chiamato per fissare un incontro di chiarimento. Secondo G.T. all’appuntamento si sarebbero presentate 6 persone che lo avrebbero picchiato selvaggiamente tanto da procurargli numerose fratture ad una mano; nel tentativo di difendesi avrebbe preso una pistola che teneva in officina e sparò alcuni colpi. Poi mentre cercava di andarsene con l’auto gli avrebbero sparato alla guancia.
Secondo R.K. che ha testimoniato all’ultima udienza, all’appuntamento si sarebbero presentati solo lui con il padre, accompagnati in auto dal fratello minore che guidava e a da un amico del fratello. Al loro arrivo G.T. li aspettava fuori dall’auto e subito iniziò a sparare ferendo il padre che per primo era sceso dall’auto. Lui scese subito dopo e si scagliò contro G.T., “ il primo istinto è stato di correre verso di lui – ha detto l’imputato in aula – e ci siamo picchiati. Poi mi sono accorto che l’altro uomo che era con lui mi stava vendendo addosso, ho perso l’equilibrio e ho visto che G.T. mi puntava la pistola. Mi sono allontanato e loro sono saliti in auto. Mentre andavano via mi ha sparato e ferito alla caviglia”. Il giovane ha negato di avere avuto una pistola e non ha saputo dire come G.T. si sia procurato la ferita alla guancia, che la perizia ha escluso sia stata autoprocurata.
Resta anche un mistero il motivo per cui, tornato alla sala giochi della madre, il giovane ferito al volto e con una mano rotta, invece di chiamare subito aiuto, sia salito al primo piano a nascondere il videoregistratore collegato alle telecamere di sorveglianza sotto le coperte della brandina dove dormiva il compagno della madre. Particolarmente controversa la testimonianza di quest’ultimo il quale, ascoltato anche lui nell’ultima udienza, ha fornito dichiarazioni molto diverse da quelle rese agli inquirenti nel corso delle indagini, negando, nonostante ci siano le videoregistrazioni, di essersi allontanato dalla sala giochi per entrare nel terreno di un vicino e ricomparire pochi minuti dopo proprio mentre arrivavano i carabinieri, e senza fornire una spiegazione plausibile alle tracce di polvere da sparo trovate nella tasca dei suoi pantaloni.
Terminata l’istruttoria il 7 luglio le parti discuteranno.