Cuneo – Presidio in piazza Galimberti questa mattina, mercoledì 14 aprile, di studenti e insegnanti che protestano contro la sospensione delle lezioni in presenza. Alunni e docenti si collegheranno a distanza alle rispettive lezioni per manifestare ancora una volta, al cospetto della società civile, tutto il propio disagio e il senso di abbandono vissuto in maniera sempre più intensa, a maggior ragione dopo l’ennesima falsa ripartenza annunciata per oggi e smentita nel tardo pomeriggio di ieri, martedì 13 aprile, di fronte a un’incidenza dei contagi Covid largamente al di sopra della soglia dei 250 ogni 100.000 abitanti.
La domanda che in queste ore si pongono ragazzi, famiglie e corpo docente rappresentati dal Comitato Scuole Aperte Cuneo, è perché, a più di un mese dall’entrata in vigore delle restrizioni correlate all’istituzione della zona rossa, nel Cuneese i contagi non siano calati, malgrado scuole, bar, ristoranti e negozi chiusi. Esasperati di fronte alla confusione delle riaperture, adolescenti e genitori si domandano, quindi, se il bersaglio delle politiche restrittive non sia sbagliato, visto il binomio “scuole chiuse e contagi stabili”.
“Non è possibile – dichiarano i rappresentanti del Comitato – che non si sia in grado di analisi a livello comunale, provinciale e regionale, in grado di rispondere alla domanda su dove e come girino i contagi e porre rimedi là dove necessario. Le manifestazioni di questi giorni sono il segno di una crescente ribellione nei confronti di una cabina di regia che sembra non avere la capacità di capire dove andare, di non comprendere che cosa stia succedendo, di non essere in grado di monitorare e prevedere nel medio periodo le possibili evoluzioni con relative scelte politiche mirate. Vista la capacità di adattamento delle scuole estremamente elastica – ma non senza fatiche e pesanti ricadute su ragazzi e ragazze, insegnanti e famiglie – nel far tornare finalmente in classe gli studenti, non sarebbe stato opportuno pensare a riaperture delle scuole, senza ulteriormente mortificare la parte di popolazione già più penalizzata in questo ultimo anno? Come dimostrano i dati, – conclude il Comitato – non è la scuola il luogo in cui il contagio si diffonde”.