Limone Piemonte – Si avvia a conclusione il processo che deve far luce sulle cause della morte dello sciatore francese di 38 anni, travolto da una valanga mentre il 23 dicembre 2016 scendeva con un gruppo di sette amici dal monte Chiamosseo, accompagnati da V. R. e P. C., le due guide alpine che sono state rinviate a giudizio con l’accusa di omicidio colposo. Secondo l’accusa le due guide alpine non avrebbero tenuto in debito conto i bollettini meteo che indicavano un livello di rischio tre su una scala di 5, stante anche il fatto che nelle ore precedenti c’erano state abbondanti nevicate. Un’accusa a cui aveva risposto lo stesso V. R. che ha dichiarato nella sua testimonianza di aver scelto quel pendio proprio perché il giorno prima era stato in un comprensorio lì vicino a fare bonifiche che avevano dato esito negativo. Oltre a questo la guida aveva studiato attentamente con il suo collega i bollettini dei giorni precedenti e di quelli successivi, che indicavano una progressiva diminuzione dell’indice di rischio. V. R. era sceso per primo, sia per indicare il percorso agli sciatori che lo seguivano, sia perché eventuali distacchi sono più frequenti proprio al primo passaggio. In questo caso invece il distacco avvenne mentre scendeva il quarto sciatore. Mentre i primi tre, compresa la guida, vennero travolti ma riuscirono a riemergere subito, la vittima rimase sotto la neve e quando venne trovato era già troppo tardi. nell’ultima udienza ha parlato P. C., l’altra guida che ha assistito alla valanga dall’alto, con gli altri quattro sciatori: “Era una valanga di dimensioni che non avevo mai visto, con un fronte di 500-600 metri. Quando la nuvola si è dissolta ho visto riemergere tre persone ma ne mancava una e ho subito chiamato il 118”. La guida ha raccontato che dopo aver dato l’allarme fornendo le indicazioni ai soccorritori, ha iniziato la discesa con le quattro persone che erano con lui e che erano tutte sotto choc, “mentre scendevo dovevo continuare a fare da sentinella per un eventuale secondo evento”. Una volta arrivati sulla zona, anche il resto del gruppo iniziò a cercare il compagno disperso: “Intanto era arrivato il soccorso e mi sono messo in comunicazione col pilota per indicare dove sbarcare l’equiper di soccorso. Nel frattempo avevano ritrovato la persona e ci dirigemmo tutti sul punto per aiutare a scavare”. L’udienza è stata rinviata al 29 aprile per la discussione (immagine di repertorio).