Passatore – Aveva montato una telecamera nel cortile di casa e l’aveva puntata sulla finestra della cucina del vicino con il quale c’era un lungo trascorso di liti e querele reciproche. Con l’accusa di interferenze illecite nella vita privata è stato processato dal tribunale di Cuneo B. B., 61enne cuneese, che nel febbraio 2019 aveva montato la telecamera, controllandola dal proprio cellulare e avvisando lui stesso il vicino, e parte offesa costituita in giudizio, dell’installazione. “Io non mi ero neanche accorto della telecamera – ha detto L. T. in aula – è stato lui a indicarmi la telecamera facendo cenno mentre stava sul terrazzo. Mi disse che così poteva controllare tutti i miei dispetti”. Nello stesso mese L. T. aveva denunciato il vicino per avergli lanciato dei mattoni presi dal muro di cinta che divide le due proprietà mentre si trovava alla guida dello spazzaneve. In quella circostanza il giudice aveva assolto B. B. ammettendo la possibilità che fosse stata una manovra sbagliata della benna a far saltare dal muro i mattoni. Per la telecamera puntata sulla casa del vicino l’accusa ha chiesto la condanna di B. B. a otto mesi di reclusione: “L’imputato – ha detto il pubblico ministero – non ha soddisfatto i requisiti previsti per l’installazione della telecamera perché il suo intento non era di tutelare la propria abitazione ma di monitorare il vicino”. La parte civile ha ribadito la richiesta di condanna sostenendo che fosse stato pacificamente appurato dalla Polizia che la telecamera fosse puntata sulla cucina di L. T., e ha chiesto un risarcimento di 5.000 euro. La difesa dell’uomo ha invece chiesto l’assoluzione di B. B. sostenendo che il suo assistito non aveva alcuna necessità di una telecamera per carpire immagini che poteva vedere da casa sua e anche ammettendo che l’imputato avesse visto quelle immagini, non è stato provato che le abbia registrate. Il giudice ha accolto la richiesta della difesa assolvendo l’uomo per insussistenza del fatto (immagine di repertorio).