Vinadio – Da ieri (giovedì 1° aprile) la gestione della casa di riposo “Simondi” è passata ufficialmente dal Comune al Consorzio socioassistenziale del cuneese, di cui lo stesso Comune fa parte. La decisione, assunta dall’assemblea dei sindaci nel 2019, trova applicazione concreta dopo la procedura di gara attraverso cui il Consorzio ha affidato il servizio alla cooperativa Punto Service, il passaggio del titolo autorizzativo da parte dell’Asl Cn1 e la sottoscrizione del comodato d’uso relativo alla struttura, proprietà del Comune.
La struttura, autorizzata per 62 posti, di cui 42 di Rsa e 20 di Ra, ospita attualmente 33 anziani, essendo stata colpita pesantemente nei mesi scorsi dall’emergenza Covid, in particolare nel mese di novembre. La struttura si aggiunge alle quattro strutture gestite dal Consorzio: Sant’Antonio, Mater Amabilis Centro e Mater Amabilis Angeli a Cuneo e Giubergia a Margarita. I lavoratori impegnati nella struttura sono stati tutti assorbiti dalla nuova cooperativa, pur con qualche riduzione di orari per i posti vuoti.
“L’arrivo al Consorzio della casa di riposo di Vinadio coincide con un momento certamente non facile per il sistema delle Rsa, che anche noi come Consorzio stiamo affrontando con le strutture di cui siamo storicamente titolari – dichiarano il presidente Giancarlo Arneodo e il direttore Giulia Manassero -. Le vaccinazioni ormai quasi complete di ospiti e operatori ci permettono di riprendere gli inserimenti, che tuttavia non sono così veloci e continuativi per colmare rapidamente l’importante numero di posti vuoti venutosi a creare nel 2020”.
“Nel lontano 2000 il Comune di Vinadio, in accordo con la Comunità Montana, aveva presentato all’Asl un progetto per adeguare alle nuove normative la vecchia struttura – ricorda il sindaco di Vinadio Angelo Giverso -. Mantenendo solamente il vecchio fabbricato i posti sarebbero scesi a 35: pertanto, considerando che più le strutture sono piccole più aumentano i costi di gestione, il Comune acquisì parte di un fabbricato adiacente per poter mantenere 62 posti. Erano, e sono oggi, sovradimensionati rispetto alle esigenze del singolo Comune, ma ci si era impegnati a mantenere quell’unica struttura su tutta la Valle Stura. E anche per questo, la struttura andava inserita in una rete che gestisca le esigenze di un territorio più vasto di quello comunale”.