Cuneo – È proseguito in tribunale il processo per l’omicidio colposo di Salvatore Migliore, l’autista di Pisa che il 7 marzo 2016 morì travolto da un camion in manovra all’interno del piazzale Fossano della Michelin. Mentre l’autista polacco, autore materiale dell’investimento, e il suo datore di lavoro hanno patteggiato la pena, hanno scelto il rito ordinario S. M., direttore dello stabilimento all’epoca dei fatti, e G. C., responsabile dei servizi di manutenzione. Ai due è stato contestato di non aver messo in atto le misure di sicurezza necessarie a evitare situazioni di pericolo. Secondo i tecnici dello Spresal, al momento dell’incidente mancavano le barriere che separavano la zona di transito dei pedoni da quella di manovra dei camion e le strisce pedonali erano sbiadite. Quel giorno la vittima, in attesa di scaricare il proprio camion, era andato nell’area ristoro con un collega. Dopo esserne usciti, entrambi si dirigevano ai rispettivi camion quando, secondo la testimonianza del collega che ha assistito all’investimento, Migliore si fermò a rispondere al cellulare. Un elemento di distrazione che insieme alla presenza di una mensola col computer installata sul cruscotto del camion, avrebbe impedito all’autista una chiara visione dello spigolo anteriore destro, vale a dire il punto di impatto tra il Migliore e il camion.
È questa la tesi del consulente della difesa, che in base alle dichiarazioni dei testimoni ha realizzato una videoricostruzione dell’incidente, dalla quale emerge che la vittima oltre ad utilizzare il cellulare in quella zona, si sarebbe anche discostato dalle strisce pedonali per tagliare il percorso a “L” destinato ai pedoni in modo da raggiungere più velocemente il proprio mezzo.
Due condotte espressamente vietate dalla brochure che veniva consegnata a tutti i camionisti. Da parte sua, anche il camionista oltre alla mensola sul cruscotto, che impedì di vedere il pedone, non aveva uno specchietto laterale. In seguito alle segnalazioni dello Spresal, l’azienda installò “panettoni” di cemento per delimitare il percorso pedonale: “È impossibile – ha dichiarato il consulente della difesa – conseguire una delimitazione del piazzale in tutte le sue parti, considerando le zone trasversali di innesto dei veicoli. Anche con catenelle il pedone avrebbe potuto uscire dal percorso e tagliare il piazzale, come ha fatto, per dirigersi verso il proprio mezzo”. Il processo si concluderà il 2 aprile.