La montagna ci salverà. Se sappiamo cambiare strada. Matteo Righetto sembra dirci proprio questo. Lui considera la montagna il rifugio dell’uomo e i mutamenti climatici e il riscaldamento globale ci devono fare riflettere su quale sarà il futuro e il destino dell’umanità. Non a caso i tre personaggi di questo romanzo vivono in montagna e animano un mondo pieno di avventura, di amore per la natura, ma anche di incertezze. Bruno, Johannes e Leni sono i tre protagonisti Il primo è un ragazzo gigantesco ma paradossalmente attratto dalle piccole cose, come gli insetti. Un gigante buono, considerato da molti uno sciocco, eppure con una grande sensibilità. Vive in un monastero alle pendici dei monti. E non a caso a lui vengono affidate le api, che sono simbolo di resilienza alla distruzione della natura e rappresentano la speranza di un ecosistema che sopravvive e si trasforma. Johannes, invece, è un vecchietto minuscolo ma arzillo convinto che il mondo sia giunto al capolinea per l’avanzata dei “nuovi barbari”. Sopravvissuto a una frana che ne ha cancellato paese e famiglia, viaggia con una bara al seguito, caricata su un carretto. Leni è una bimba sola e muta che lo accompagna, inconsapevole.
Sullo sfondo, nella pianura, incendi e fiamme divorano natura e paesi, persone in fuga in un mondo minacciato. Ma c’è la montagna, luogo di resistenza non solo climatica, ma anche culturale.
I prati dopo di noi
di Matteo Righetto
Feltrinelli
15 euro