È un titolo strano quello scelto dall’autrice. Suggerisce un equilibrio tra la protagonista di questi ricordi e il treno come mezzo di locomozione.
Poi si scopre che le carrozze paiono narrativamente declassate proprio solo a strumento per spostarsi, luoghi in secondo piano dove le persone agiscono. E allora si va a cercare il perché di un simile accostamento e si scopre che in fondo è un atto d’amore verso la via ferrata quale mezzo non solo di locomozione, ma anche di crescita.
Ecco perché Mariella, dietro la quale è chiaramente riconoscibile l’autrice, ha un profondo legame col treno. Con tutti senza distinzione: dalla vaporiera sbuffante e i suoi “centoporte” dai sedili di legno al vagone letto, dal “treno del sole” che porta lontano a quello vicino delle “Meraviglie”. Ogni viaggio è associato a un ricordo che si muta in esperienza capace di sedimentarsi nella memoria come album fotografico sferragliante.
Si parte con gli affetti: è l’immagine tenera di una Mariella in braccio alla mamma accomodate sul sedile di legno di un vagone che le porta dalla nonna. Cambiare tre treni val bene una giornata persa all’asilo! E così via passando per gli undici anni e l’esperienza del viaggio col rischio dei bombardamenti, poi il regalo della bicicletta che da Aosta deve raggiungere Cuneo, sempre in treno naturalmente (allora, nel dopoguerra, era forse più semplice di oggi!).
Contendersi il finestrino è esperienza di tutti. Così Mariella sembra riempirsi gli occhi di paesaggi in fuga e gallerie oscure, mentre la sua vita si snoda prima a Milano poi a Cuneo, affronta prove anche dolorose e riceve gioiosi momenti. Ricordi che fuggono via come gli alberi da quei finestrini, appena segnati da un velo di mestizia poi sciolti in un “dolce sorriso”.
Mariella e il treno
di Rosanna Olmo
Primalpe
11 euro