Cuneo – “Da un anno a questa parte manca la sensazione di essere immersi nel grande affresco sonoro che è il cantare in gruppo e anche l’emozione di raggiungere un pubblico in un teatro o una chiesa. E poi sono venuti meno i momenti di socialità come le trasferte, i gemellaggi con gli altri cori, i workshop con i maestri. Personalmente sono passato dal dedicare due o tre sere a settimana alla coralità a fare solo a qualche prova online ed alcune attività di gestione”. Così Enrico Armando, ingegnere di origine saluzzese residente in Valsesia, dal 2008 corista dei Polifonici del Marchesato e di altri gruppi corali piemontesi, componente del consiglio direttivo di Acp (Associazione cori piemontesi) per la provincia di Cuneo, testimonia le difficoltà di un settore, quello dello spettacolo dal vivo, e in particolare delle 275 realtà corali piemontesi che negli ultimi dodici mesi hanno dovuto incontrarsi di fronte al monitor di un computer oltre che e rinunciare a tutte le esibizioni.
Sono 900 i coristi cuneesi, 9.000 in Piemonte, che in questi mesi hanno dovuto ricorrere alla tecnologia per ritrovarsi: “La modalità di prova è radicalmente cambiata, diventando una lezione frontale in cui il direttore esegue un frammento musicale, mentre i coristi, con il microfono “muto” nell’intimità delle loro case, ripetono senza il confronto con i compagni di sezione. Uno degli ostacoli più difficili da vincere è stato quello di cantare da soli, in casa”.
Enrico testimonia una generale voglia di ricominciare ad esibirsi, ritrovando le emozioni date dal rapporto col pubblico e dalla condivisione del palco “perchè il coro è stare insieme per natura”. Ma, vista l’età media abbastanza alta dei coristi, la pandemia rischia di portarsi via anche un ricco patrimonio culturale: “Un anno senza concerti mette a rischio la fascia d’età più fragile, che potrebbe avere paura di tornare ad incontrarsi in futuro – conclude Armando -. Ci si augura che con la diffusione dei vaccini e l’aumento delle temperature, ritornino possibili i concerti e le prove almeno all’aria aperta”.