Cuneo – Sono davanti al Municipio e in via Roma genitori e insegnanti cuneesi con i loro figli per protestare contro la decisione di chiudere nuovamente le scuole di ogni ordine e grado fino a sabato 20 marzo compreso. “La scuola è a scuola. Indipendentemente dai colori delle regioni ai nostri figli serve la presenza. La scuola non è un parcheggio ma un servizio essenziale e come tale va riconosciuta e trattata. Chiudere non è la soluzione, bisogna creare le condizioni per tenere aperto in sicurezza”.
L’iniziativa non ha coinvolto solo il capoluogo ma città e paesi di tutta la provincia: cartelloni, palloncini e proteste si sono verificate ieri e oggi in diversi paesi e città della provincia, da Busca a Saluzzo, da Bernezzo a Limone, a Barge. I genitori, uniti, chiedono di riaprire le scuole. Nei prossimi giorni una delegazione incontrerà anche il presidente della Provincia e sindaco di Cuneo Federico Borgna per parlare dei problemi e delle difficoltà delle famiglie in questo periodo di ritorno alla dad. Un acronimo che ha assunto un nuovo significato, “Dimenticati a domicilio”: “Ci sentiamo così, dimenticati. Vorrei sapere dove dovremmo lasciare i nostri figli in questi giorni. Con i nonni? per mesi ci hanno detto che gli anziani sono tra le fasce più deboli e che per questo vanno tutelati ma ora ci costringono a ricorrere di nuovo a loro per badare ai bambini. È un paradosso”.
Ma la problematica non è solo scolastica e organizzativa, la preoccupazione di genitori e insegnanti riguarda anche le ricadute sociali e psicologiche che questo isolamento ha provocato e continua a provocare. “Rimaniamo connessi con i bambini, non lasciamo che le scelte degli adulti ricadano su di loro provocando oltre che un gap culturale anche un vuoto a livello di socializzazione”.