Torino – La pandemia non ha fermato, ma solo rallentato l’attività del Tribunale ecclesiastico interdiocesano piemontese. Ha continuato a lavorare e deliberare nonostante le difficoltà che ci sono state per le chiusure come per le indisponibilità o impossibilità a presentarsi da parte di coloro che dovevano essere interrogati. Saltata anche la consueta inaugurazione dell’anno giudiziario che era un’occasione non solo per relazionare sull’attività dello scorso anno, ma anche per approfondimenti e riflessioni sui temi legati alla missione del Tribunale ecclesiastico. Quest’anno la relazione è stata svolta dal Vicario Giudiziale, don Ettore Signorile, con i vescovi della Conferenza episcopale piemontese solo in modalità di videoconferenza. “L’anno trascorso ha visto l’introduzione di 85 libelli – segnala don Signorile. – Si tratta di un numero inferiore rispetto all’anno precedente, (126) che attesta una significativa diminuzione determinata prevalentemente dalle difficoltà determinate dai lockdown e dalle ansie e preoccupazioni comuni in gran parte della nostra gente. Un dato però che conferma l’interesse dei fedeli verso il tribunale ecclesiastico, tenuto conto del vertiginoso calo delle celebrazioni sacramentali dei matrimonio”. Uomini e donne che si avvicinano al Tribunale su consiglio di un sacerdote, oppure nel contesto di accompagnamento pastorale delle persone che hanno sperimentato la separazione o il divorzio. “Dobbiamo però registrare – riferisce il Vicario – che sono ancora troppi coloro che vi giungono senza un reale accompagnamento ecclesiale. In questo modo non stiamo attuando ciò che vuole il Papa per le coppie e le famiglie in difficoltà, e il clima dovuto alla pandemia ha ulteriormente peggiorato la situazione. L’accompagnamento non può essere solo in forma digitale”. Anche il numero delle cause terminate è inferiore: sono 89 (-20 rispetto al 2019) di cui 3 archiviate, 2 con processo brevior (una decisa dall’Arcivescovo di Torino, Cesare Nosiglia, e l’altra da monsignor Edoardo Cerrato, vescovo di Ivrea).
Causa coronavirus si è così interrotto un trend positivo che vedeva il tribunale interdiocesano piemontese migliorare anno dopo anno la tempistica. Nel 2020 è stato approvato ed è operativo il regolamento del Tribunale alla luce della riforma voluta da papa Francesco per una maggiore uniformità a livello nazionale. Novità anche sull’organico con alcuni avvicendamenti dovuti soprattutto ai limiti di età. Rinnovato, inoltre, per un altro quinquennio don Ettore Signorile, Vicario Giudiziale dal 2008, ad inizio anno ha ricevuto dalla Conferenza Episcopale la conferma per ulteriori cinque anni. “Quando la situazione sanitaria lo permetterà – afferma don Signorile – dovremo tornare sul campo e stare accanto, con le varie realtà diocesane, alle famiglie. Dobbiamo lavorare molto sul versante della formazione sia del clero che delle nostre comunità. E’ importante anche l’informazione corretta su qual è il ruolo e l’azione del Tribunale ecclesiale, che non è un luogo dell’inquisizione, ma uno strumento che coinvolge il popolo di Dio in un clima sinodale. Tutti insieme per accompagnare e sostenere”. Intanto la pandemia ha offerto una spinta decisiva per una maggiore digitalizzazione dell’attività del Tribunale anche se con tutta la necessaria cautela per rispettare la privacy e la delicatezza della documentazione trattata. “Senza mai dimenticare –
ricorda il Vicario – che per chi opera nel Tribunale è fondamentale guardare negli occhi i propri interlocutori, scrutarne il volto per intercettare la sofferenza”.