Mondovì – Prosegue al tribunale di Cuneo il processo per diffusione di materiale pedopornografico in cui è imputato un giovane monregalese, accusato di aver condiviso su Whatsapp tre foto intime della sua ex fidanzata in seguito alla rottura della loro relazione. Dopo le testimonianze dei due amici che avevano ricevuto sul telefono le immagini della ragazza, all’ultima udienza sono stati ascoltati due amici del giovane sulla serata di Halloween del 2016, trascorsa in casa di un amico a Carcare.
Entrambi hanno riferito di continue telefonate da parte della giovane all’amico: “Era gelosa e lo accusava di tradimento – ha dichiarato l’amico ed ex compagno di scuola -, voleva che lasciasse la festa e tornasse da lei, tanto che alle 4 di mattina lui si mise in auto. Lo scongiurammo di non mettersi alla guida a quell’ora ma partì lo stesso. Dopo mezz’ora ci avvisarono che aveva avuto un incidente”.
Di quello che accadde in seguito all’incidente ha parlato la madre del ragazzo, la quale ha anche ricostruito il percorso di adozione del giovane, uno dei bambini di Chernobyl che ogni estate erano ospitati da famiglie cuneesi, e del fatto che da subito era stato seguito dal servizio di Neuropsichiatria. “Era stata lei ad avvisarmi quella mattina – ha detto la signora – perché erano al telefono proprio mentre avveniva l’incidente. Si sentiva in colpa. In seguito il loro rapporto andò scemando. Dopo quella sera lui stava male psichicamente, aveva tentato gesti anticonservativi. Pensava di lasciarla ma hanno continuato a vedersi in segreto fino a febbraio, perché così voleva lei. Prima di questa ragazza lui stava bene; dopo le superiori aveva avuto un’altra relazione, era felice e aveva un lavoro. Poi c’è stata questa ragazza”.
Dalle testimonianze non sono emersi ulteriori dettagli riguardo alle foto diffuse, alla lite con lo schiaffo e all’intrusione sul profilo social dell’ex fidanzata. “No so se mio figlio è un esperto informatico – ha detto la madre -, lui fa il cuoco. So della litigata con lei ma non dello schiaffo, lui non è manesco”.