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Lunedì 23 dicembre 2024

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Ville, dimore storiche e tenute orfane di matrimoni e di eventi

La Storta Resort di Genola: "Spalancare queste sale richiede una preparazione laboriosa: non si può aprire e chiudere all’ultimo, mentre ancora non si sa se e quando si ripartirà"

La Guida - Ville, dimore storiche e tenute orfane di matrimoni e di eventi
Sandra Sicurtà de La Storta Resort di Genola

Sandra Sicurtà de La Storta Resort di Genola

Genola – Immersa nella campagna saviglianese, La Storta Resort di Genola è una dimora storica eretta fra il 1843 ed il 1846 dalla famiglia Grisi-Rodoli della Piè per la villeggiatura estiva. Dell’annessa masseria si hanno, invece, notizie sin dalla metà del Seicento. Saloni per le feste, stanze affrescate, finiture di pregio ed un parco di 4.000 mq ne fanno la cornice ideale per matrimoni, ricevimenti, cerimonie e meeting aziendali.
“Nel 2020 – spiega la famiglia Sicurtà, oggi proprietaria della tenuta – abbiamo perso l’80% del fatturato. Alle coppie che avevano prenotato la nostra location l’anno scorso, causa Covid, abbiamo permesso di opzionare due date: una nel 2020 e una nel 2021. Quelli che, però, sono riusciti a sposarsi l’estate scorsa, hanno lasciato libera la data del 2021, che adesso ci ritroviamo vuota. Lo stesso sta accadendo quest’anno. Gli sposi sono affannati e delusi, non sanno se, quando e come potranno celebrare il matrimonio: qualcuno rinuncia e si sposa soltanto in Comune, qualcuno rimanda al 2022, qualcuno opziona due date, costringendoci a riprogrammare tutto il lavoro. E ora cominciano già ad arrivare le disdette per i mesi primaverili, con lo slittamento delle cerimonie all’estate e all’autunno, la domenica o in settimana se il sabato non è più disponibile. Gli eventi si sovrappongono e il lavoro finisce col concentrarsi in un breve lasso di tempo. I ristori percepiti sono stati irrisori, ad alcune coppie abbiamo dovuto restituire la caparra versata perché il matrimonio è saltato causa forza maggiore e, comunque, tutti i ricevimenti sono stati ridimensionati nel numero di invitati e questo per noi ha comportato un ulteriore danno. Non nascondo che abbiamo lavorato in perdita, rimettendoci di tasca nostra. Spalancare queste sale richiede una preparazione laboriosa: non si può aprire e chiudere all’ultimo, mentre ancora non si sa se e quando si ripartirà. Ma per poter mantenere una dimora storica come questa noi chiediamo maggiori certezze sulla data della ripresa, sui protocolli di sicurezza da applicare, sui numeri da rispettare e ristori che tengano nel dovuto conto, oltre alle perdite subite, anche le maggiori spese sostenute per la pandemia”.

Servizio completo su La Guida di giovedì 11 febbraio 2021

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