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Venerdì 22 novembre 2024

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Pugnalò il compagno al petto, il processo continua

Un violento litigio, nel settembre 2019 in un alloggio del centro storico di Cuneo, finito nel sangue

La Guida - Pugnalò il compagno al petto, il processo continua

Cuneo – È proseguito al tribunale di Cuneo il processo per tentato omicidio in cui è imputata N. M. signora cuneese, accusata di aver pugnalato al petto il proprio compagno L. D. P., la sera dell’11 settembre 2019, nel corso di una violenta litigata all’interno della casa doveva convivevano. Per primo aveva reso la sua testimonianza la vittima del ferimento, L. D. P. che ai giudici aveva raccontato di essere intenzionato a lasciare N. M. perché la loro relazione era diventata troppo problematica e che quella sera, al culmine dell’ennesima litigata, fu improvvisamente colpito dalla donna che gli si sarebbe scagliata addosso con due coltelli. Sono stati ascoltati i poliziotti intervenuti su chiamata dei vicini nell’appartamento di via Manfredi di Luserna e poi l’imputata, la quale ha ricostruito gli eventi di quella sera e dei giorni precedenti, quando L. D. P. dopo averla picchiata violentemente per l’ennesima volta se ne andò di casa per qualche giorno, per poi tornare proprio l’11 settembre e dopo un pomeriggio trascorso al Sert dove erano in cura col metadone e dopo aver bevuto qualche birra, avrebbero ripreso a litigare in casa. Lui l’avrebbe picchiata perché era al telefono con un amico e poi aveva preso un coltello: “Aveva un coltello in mano ed ebbi paura che mi avrebbe ammazzata. Andai in cucina e ne presi uno anche io”. Nella colluttazione che seguì l’uomo venne raggiunto da una coltellata al petto che raggiunse il cuore. Nell’ultima udienza sono stati ascoltati due testi a difesa: “Litigavano sempre e spaccavano tutto – ha riferito la vicina di casa -. Spesso abbiamo chiamato i Carabinieri e l’ambulanza. L’ho vista sanguinante un sacco di volte. Le dicevo di denunciarlo, ma lei diceva che lo amava e non ce la faceva”. L’amico che quella sera era al telefono con N. M. mentre i due litigavano scrisse anche all’imputata quando lei venne incarcerata dicendole “hai fatto bene a difenderti, sentivo le botte che ti dava”, ma chiamato a chiarire meglio quella frase, l’uomo ha detto di non aver sentito niente quella sera mentre era al telefono con la donna e che parlando con L. D. P. aveva detto solo di smetterla di azzuffarsi”. Il processo è stato aggiornato per la discussione al 2 marzo.

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