Dal continente africano, che sembra essere quello meno toccato dalla pandemia, Annalisa Giordano, 30 anni di Borgo San Dalmazzo, cooperante a Memba in Mozambico, racconta come è vissuta la situazione lì. Lo fa mentre passeggia per le vie del paesino nelle zone rurali a nord del Paese, dove la gente mette la mascherina solo per entrare nei locali pubblici e il covid sembra l’ultimo dei problemi da affrontare: “Ad aprile erano state prese le misure preventive e c’era molta preoccupazione per quello che succedeva in Europa. Temevamo un lockdown ma che fortunatamente non è mai stato dichiarato. Sono rimaste in vigore delle misure restrittive, che la gente ha rispettato pur non essendoci molti casi, più per timore delle multe che per paura del contagio. Qui se alla gente chiedi cosa pensa del Covid rispondono che non esiste, o che comunque non è un problema grave quanto lo è invece la mancanza di acqua, la fame, la malaria, il colera. L’anno scorso ha piovuto pochissimo e c’è davvero carestia e mancanza di prodotti di base. Ad agosto il governo ha abbassato la guardia, aprendo le frontiere e ridando la possibilità di avere visti agli stranieri. Lo stesso governo ha riconosciuto quindi che il problema non c’era. Penso che esistano dei fattori che impediscono qui la diffusione del virus. Oppure il virus c’è, si diffonde ma la popolazione non manifesta sintomi. In ogni caso non ci sono mai state evidenze di casi con sintomatologie riconducibili al coronavirus negli ospedali o dove intervengono Ong sanitarie. Le cose però son un po’ cambiate dopo le vacanze di Natale quando sono aumentati i casi nel sud del paese e al confine con il Sudafrica, dove si è sviluppata da poco una variante covid che si diffonde molto più velocemente. Infatti sono tanti i mozambicani che passano quotidianamente la frontiera per andare a lavorare in un Paese più prospero. In Mozambico comunque non si arriva a 1000 contagi al giorno, ma è un incremento preoccupante rispetto alle poche decine di prima. Questo ha portato la settimana scorsa il governo a dichiarare misure restrittive: limitare orari d’apertura di esercizi pubblici, ristoranti, limitati gli incontri di persona, chiusura musei, spiagge, attività culturali. Vediamo se a livello rurale e nel nord ci sarà un cambiamento di situazione. A mio avviso no perché da un anno il covid circola e qui non c’è mai stato un’esplosione. È la prima volta che l’Africa ha avuto un po’ più di fortuna che il resto del mondo. Speriamo che le cose non cambino”.