Cuneo – Simona Rivotti è ballerina, insegnante e direttrice della scuola di danza La Maison de la Danse, che ha fondato a Cuneo nel 2000.
“Siamo chiusi dal 24 di ottobre e ancora non sappiamo quando potremo riaprire. In questi mesi non ci hanno fatto sapere nulla e non abbiamo più ricevuto aiuti. I precedenti erano davvero ridotti al minimo, non bastavano neanche a pagare l’affitto, per non parlare delle spese e di quasi un anno di mancato guadagno. Sinceramente ringrazio di avere un marito, da sola non ce l’avrei fatta ad andare avanti per tutti questi mesi.
Sono riuscita a tenere qualche lezione a giugno e luglio, ma si è trattato di un 20% degli iscritti che ho di solito. Non l’ho fatto tanto per una questione economica ma per la sopravvivenza dello spirito e dell’anima. Sia io che le allieve avevamo e abbiamo bisogno di ritrovarci, ballare e sentire il cuore battere.
La danza è emozione ed è per questo che, sia come insegnante che come allieva, non riesco a farla attraverso il computer. Ai ballerini serve essere in sala, a casa non c’è lo spazio né il pavimento adatto. All’insegnante serve la presenza per lavorare insieme sulla respirazione, il movimento e la postura.
In questi mesi a livello di allenamento si è perso tanto, questa ‘pausa’ è un tassello mancante nella formazione di ognuno. Ai professionisti manca il ballare senza esercitare ma anche i piccoli stanno soffrendo molto, sentono la mancanza del contatto, dello sfogo fisico e anche del rapporto umano. Il loro corpo cambia rapidamente e gli esercizi andrebbero costantemente riadattati all’evoluzione fisica e psicologica di ognuno. Questo per tutti noi è un anno perso, senza spettacoli ne saggio di fine anno. Io ho 48 anni e ballo da quando ne ho 6 ed è la prima volta nella vita che mi capita di non salire sul palco per così tanto tempo.
La danza è anche disciplina, non ho mai dovuto ricordare a nessuno di indossare la mascherina o mantenere le distanze. Ci vorrebbero della regole più mirate e specifiche per ogni categoria. Inoltre andrebbero fatti più controlli in modo da non costringere a chiudere anche chi potrebbe lavorare in sicurezza e nel rispetto delle misure anticontagio”.