Non ci sono solo i decessi e i contagi a fornire una drammatica contabilità all’Unione Europea. Anche l’economia e il lavoro presentano un conto pesante. La recessione nel 2020 ha colpito tutti nell’Unione, ma qualcuno di più. Hanno registrato cadute del Prodotto interno lordo (Pil) superiore al 10% Grecia e Spagna, tra il 5 e il 9% Italia (8,9%), Francia, Portogallo, Belgio, Olanda, Austria, Slovacchia e Germania (5%).
Preoccupante anche il tasso di disoccupazione: attorno al 16% in Spagna e Portogallo, seguite dalla Francia con il 9% l’Italia l’8,6%, ma noi con un tasso più alto di disoccupazione giovanile rispetto alla Francia: 29,5% contro il 22,1%. Pesa qui anche la scarsità di diplomati italiani, 20% in meno rispetto ai tedeschi, 16% rispetto ai francesi.
Peseranno per gli sviluppi futuri dell’economia e del lavoro gli investimenti in Ricerca e Sviluppo, pubblici e privati: nel 2019 sono stati il 3,3% del Pil in Svezia, 3,17% in Germania, 2,19 in Francia e solo 1,45% in Italia.
A politiche invariate non è difficile indovinare quale sarà la contabilità per l’Italia domani.