Non tutti gli Stati membri dell’Unione Europea hanno adottato una politica che preveda un salario minimo garantito. Al 1° gennaio 2021 solo 21 Paesi dispongono di un tale meccanismo: ne sono privi la Danimarca, l’Italia, Cipro, l’Austria, la Finlandia e la Svezia.
Secondo le statistiche di Eurostat, pubblicate il 5 gennaio scorso, le differenze fra i 21 Stati membri presi in considerazione sono tuttavia notevoli : i Paesi dell’Est prevedono salari inferiori a 700 Euro al mese, con la Bulgaria ai livelli più bassi (332 Euro) alla Lituania con un massimo di 642 Euro.
I Paesi del Sud Europa prevedono salari minimi compresi fra i 700 e poco più di 1.100 Euro al mese, con la Spagna al primo posto con 1.108 Euro e la Grecia all’ultimo con 758 Euro.
I rimanenti Stati membri, quelli più a Nord in Europa, superano i 1.500 Euro al mese, con la Francia a 1.555 Euro fino al Lussemburgo con 2.202 Euro.
Sono statistiche eloquenti, che rivelano le varie realtà europee e che, con la pandemia in corso, avevano già spinto la Commissione europea a presentare, nello scorso ottobre, una proposta di direttiva per un salario minimo europeo.