Dalla vicina Francia, lo Stato europeo in cui attualmente ci sono più casi di contagio e una nuova variante sotto osservazione, Elena Cavallera, 34 anni di Borgo San Dalmazzo, insegnante a Chambery, racconta:
“Nella mia vita in quanto insegnante non è cambiata molto perché la Francia ha fatto la scelta di mantenere aperta la scuola sempre. Io, mio marito e i miei figli abbiamo continuato la vita normalmente. Anche se le uscite e le attività extrascolastiche sono tutte annullate. Ora qui c’è il coprifuoco dalle 18, ma non lo stiamo patendo troppo perché con i bambini piccoli a quell’ora in inverno, che fa buio e freddo, siamo comunque sempre a casa. Trovo però un po’ più pesante il fatto di vivere in un altro Paese. Prima del Covid non era così, perché essendo a pochi chilometri potevo tornare quando volevo in Italia. Ora non più perché ci sono restrizioni, sono perennemente in ansia per i cambiamenti normativi dell’ultimo minuto. Tra poco ad esempio ci saranno le vacanze invernali per le scuole e non so se potrò tornare a trovare i miei genitori. Per il momento vige la regola del tampone obbligatorio e in Francia è molto semplice farlo perché basta presentarsi in un laboratorio pubblico ed è preso in carica dal sistema sanitario nazionale. In 48 ore si ricevono i risultati. Le sensazioni che vivo io sono diffuse nella comunità italiana di Chambery, tanto da aver portato all’apertura di uno sportello di ascolto riservato agli italiani che vivono qui, con il supporto di una psicologa italiana. Si tratta di un servizio gratuito perché hanno notato che da quando c’è il Covid molti italiani stanno patendo la lontananza da casa”.