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Domenica 22 dicembre 2024

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Prosegue il processo per due incendi dolosi a Frabosa Soprana

Per l'accusa sarebbe stata la gelosia il movente per il gesto compiuto dall'imputato in concorso con la compagna, ex della vittima del reato

La Guida - Prosegue il processo per due incendi dolosi a Frabosa Soprana

Frabosa Soprana – Prosegue al tribunale di Cuneo il processo a carico di G.S. l’escavatorista di Mondovì accusato di aver appiccato l’incendio che la notte del 15 marzo del 2018 distrusse due mezzi agricoli e soprattutto la facciata della casa di T.A. in frazione Miroglio di Frabosa Soprana. Sarebbe stata la gelosia il movente di quel gesto che secondo l’accusa G.S. avrebbe compiuto proprio in concorso con R.D. la sua compagna di allora, che precedentemente era stata insieme alla vittima del reato. L’incendio di quella sera non era stato l’unico danno subito nel corso degli anni da A.T., un boscaiolo che sembrava aver attirato l’antipatia di tante persone in paese. La sua lista di quelli che avrebbero potuto compiere quel gesto era abbastanza corposa, ma le attenzioni degli inquirenti si concentrarono su G.S., suo amico da tanti anni, con cui molte volte era andato a fare legna, o a spalare la neve, ma che adesso si trova imputato nel processo e nega ogni addebito. “Erano tante le persone che potevano avercela con lui – ha riferito G.S. al giudice – ma le attenzioni si sono concentrate solo su di me. Sapevo che R.D. si prostituiva e non mi importava, mentre era lei che si era lamentata del fatto che T.A. andava a dire in giro quello che lei faceva. E poi c’era quel suo amico, lui e la mia compagna si sentivano anche due tre volte al giorno e una domenica di settembre del 2018, quando andai a casa sua lo trovai lì. Stavano progettando qualcosa per alleggerire la nostra posizione. Lo sentii pronunciare questa frase ‘la prossima volta la Mercedes e poi i piedi nella brace’. Dissi che non volevo averci niente a che fare con quella storia e chiusi anche la relazione con R.D.”. L’uomo ha quindi riferito al giudice di essere stato anche minacciato affinché confessasse il delitto. “MI scrissero sull’auto ‘confessa o muori’ – ha proseguito G.S. – una volta uno sconosciuto mi citofonò dicendo che dovevo confessare e mi lasciò un proiettile nella cassetta delle lettere. Trovai anche le gomme dell’auto tagliate”. Dopo la deposizione dell’imputato il processo proseguirà il 25 marzo per la discussione.

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