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Venerdì 22 novembre 2024

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A Dogliani un frammento di storia locale dei Levi per ricordare la Shoah

La narrazione storica nei ricordi di un paese in omaggio al Giorno della Memoria

La Guida - A Dogliani un frammento di storia locale dei Levi per ricordare la Shoah

Dogliani La narrazione storica non è solo una sequenza di eventi lontani racchiusi in libri ma sono vicende che toccano il quotidiano riportando alla luce inediti risvolti umani. E’ per questo motivo che l’Amministrazione doglianese ha scelto, in occasione del Giorno della Memoria, di raccontare sul proprio sito web e di diffondere sulle proprie pagine Facebook e Instagram un frammento di microstoria locale. Forse troppi sono abituati a pensare alle persecuzioni razziali, perpetrate dal nazifascismo e culminate nell’Olocausto, come a fatti distanti da noi senza mettere a fuoco che in realtà hanno riguardato diversi Comuni di Langa in cui viviamo. Diverse sono le testimonianze di persecuzioni razziali e deportazioni come anche straordinarie esperienze di solidarietà e di coraggio. Il Comune di Dogliani grazie alla testimonianza di prima mano e all’archivio personale della famiglia di Lucio Levi, docente universitario torinese con radici a Dogliani, e ai documenti ricavati dal ricchissimo archivio online dello Yad Vashem di Gerusalemme (Centro Mondiale per la Memoria della Shoah) e dal sito del Centro Documentazione Ebraica di Milano, ha voluto documentare le vicende della famiglia di Dario Levi.

Famiglia di Dario Levi (arch. Lucio Levi):

Donatella Levi (1942 figlia di Dario) in braccio ad Adele Terracini (1876-1951 madre di Dario), Dario Levi (1904-1975), Camillo Levi (1874-1960 padre di Dario Levi), Lucio Levi (1938 figlio di Dario)

Questo il racconto del professor Lucio Levi, figlio di Dario: “Dopo l’armistizio dell’8 settembre del 1943 e la successiva occupazione tedesca, iniziò la fase più drammatica della guerra, tra cui la caccia alle persone di fede ebraica. Nell’ottobre di quell’anno, dopo il bombardamento della nostra casa a Torino, la mia famiglia (mio padre Dario, nato nel 1904, mia madre Erminia, nata nel 1913, il sottoscritto, nato nel 1938 e mia sorella Donatella nata nel 1942) ha cercato rifugio in una casa di mio nonno a Dogliani (abitazione sita in via San Rocco). Quando, nel dicembre del ‘43, ci è giunta la notizia che nove dei nostri parenti che vivevano a Torino e a Casale Monferrato, la città di mia madre, erano stati deportati nei campi di concentramento in Germania, e per il fatto che, in paese, mio nonno era universalmente conosciuto come ebreo, mio padre decise di cercare rifugio altrove. Mio padre fu costretto a lasciare il suo lavoro: un suo amico, che lavorava come impiegato nel comune di Cherasco, fornì ai miei genitori delle false carte d’identità. Il 2 dicembre di quell’anno è stato un giorno molto triste per la mia famiglia. La mattina presto due carabinieri ci svegliarono mentre dormivamo nella casa di mio nonno a Dogliani: avevano un mandato di cattura contro tutti i membri della mia famiglia, ma erano disposti a non eseguire immediatamente l’ordine, a condizione che noi sparissimo prima della fine della giornata. Quel giorno ci siamo allontanati su un carro trainato da cavalli diretti verso borgo Rovelli, a Cissone. Rimanemmo nascosti lì fino al 25 aprile 1945. A casa di Sabino Cagnassi che, con grande coraggio, ogni volta che arrivavano le truppe tedesche proteggeva il nostro nascondiglio. Solo la straordinaria generosità di quest’uomo e della sua famiglia ci ha salvati dai pericoli della guerra. ‘Bino’ insegnò a mio padre come coltivare un orto e diede a tutta la mia famiglia ogni tipo di assistenza senza compenso monetario, tranne l’affitto della casa. Per questo motivo, mi sono impegnato perché Sabino Cagnassi meritasse il titolo di Giusto tra le Nazioni, cerimonia avvenuta a Cissone nel giugno del 2015 alla presenza del Ministro Consigliere dell’Ambasciata Israeliana di Roma, Rafael Erdreich”.

Sabino Cagnassi

Consegna medaglia Giusto tra le Nazioni (arch. Lucio Levi)

Il 7 giugno 2015 a Cissone, il Ministro Consigliere dell’Ambasciata Israeliana di Roma, Rafael Erdreich consegna la medaglia di ‘Giusto fra le Nazioni’ agli eredi di Sabino “Bino” Cagnassi, Alfredo e Irene (due dei sei figli)

Cerimonia di Consegna medaglia Giusto tra le Nazioni (arch. Lucio Levi)

Il professor Lucio Levi (docente in pensione di Istituzioni Politiche Comparate presso l’Università di Torino nonché a lungo presidente del Movimento Federalista Europeo) promotore del riconoscimento di Giusto fra le Nazioni consegnato agli eredi di Sabino Cagnassi, a Cissone.

Non ebbero lo stesso fortunato destino due parenti di Dario Levi. Il fratello Franco, nato a Dogliani il 7 gennaio 1910, avvocato, sposato con Marianna Cravero, venne arrestato a Torino il 31 agosto 1944 da soldati tedeschi. Trasferito in un primo tempo al campo di concentramento di Bolzano, il 24 ottobre 1944 venne deportato ad Auschwitz. Non sappiamo se Franco arrivò vivo nel lager, se superò la selezione iniziale e fu immatricolato oppure se fu ucciso al suo arrivo. Nel cimitero ebraico di Cherasco è collocata una lapide con il suo nome. Recentemente, grazie all’impegno della famiglia di Lucio Levi è stata collocata a Torino, di fronte alla casa in cui venne arrestato in corso Valentino 7 (attuale corso Marconi 7), una pietra d’inciampo in sua memoria. Stolpersteine (Pietre di inciampo) è un progetto artistico diffuso in tutta Europa, nato da un’idea dell’artista tedesco Gunter Demnig, per contrastare l’oblio e le cattive memorie sulla tragedia delle deportazioni naziste. Per ricordare le singole vittime del nazismo, l’artista produce piccole targhe di ottone poste su cubetti di pietra, che sono poi incastonati nel selciato davanti all’ultima abitazione della vittima. La targa riporta la scritta “Qui abitava…”, il nome della vittima, data e luogo di nascita e di morte/scomparsa. Destino simile ebbe lo zio Oreste Ezechiele (fratello di Camillo Levi, padre di Dario): anche lui nato a Dogliani il 4 aprile 1885, fu arrestato a Intragna, nei pressi di Novara, il 19 giugno 1944 e deportato dal Campo di Bolzano con lo stesso convoglio del nipote Franco, nel campo di sterminio di Auschwitz. Non sopravvisse alla Shoah. Per non rischiare di rendere il dovere della memoria un esercizio retorico, diventa importante assegnare nomi, volti, identità ai milioni di vittime della barbarie nazista. Far conoscere e condividere storie drammatiche che appartengono alla nostra comunità e al nostro territorio ci permette di fare memoria viva e interpellare senza scuse le nostre coscienze”. L’Amministrazione doglianese ringrazia di cuore il prof. Lucio Levi e ai suoi famigliari per la condivisione della sua storia e la gentile concessione delle foto dell’archivio familiare.

Franco Levi (1910-1944) (arch. Lucio Levi)

Fratello di Dario Levi, nato a Dogliani, fu arrestato a Torino e incarcerato a Bolzano. Deportato nel campo di sterminio di Auschwitz, non è sopravvissuto alla Shoah. Al cimitero ebraico di Cherasco c’è una lapide in sua memoria.

Pietra d’inciampo per Franco Levi (arch. Lucio Levi)

Pietra d’inciampo davanti a casa di Franco Levi a Torino (attuale Corso Marconi 7)  fatta posizionare da Lucio Levi in memoria dello zio

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