Trinità – Shoah significa “catastrofe, tempesta devastante” ed è la parola più appropriata per descrivere quello che avvenne non solo al popolo ebreo, ma ai diversi, agli zingari e in tutto il mondo. Sei milioni di ebrei furono sterminati, 200 mila zingari, 250 mila disabili. I civili sovietici vittime del nazismo sono circa 7 milioni più di 3 milioni prigionieri di guerra. I polacchi 18 mila, i cittadini serbi 312 mila. I criminali comuni che includono i cosiddetti “asociali” tra cui migliaia di omosessuali circa 70.000. Il 27 gennaio ricorre la commemorazione internazionale per le vittime dell’Olocausto e la sindaca Ernesta Zucco in considerazione della pandemia che impedisce di procedere come in passato con incontri e serate celebrative in biblioteca ha voluto inoltrare questa riflessione per non dimenticare gli orrori vissuti affinché siano d’insegnamento e monito per le future generazioni.
“Il 27 gennaio 1945 le truppe sovietiche entrando ad Auschwitz per liberare i superstiti denunciarono al mondo il genocidio nazista mentre domenica 24 gennaio su Ra1 è stato trasmesso in seconda serata un documentario sull’argomento molto toccante. Si sono incontrati, senza conoscersi e per la prima volta, nel campo di concentramento di Auschwitz e dalle Fosse Ardeatine i familiari dei deportati e dei carnefici. Il dolore di entrambe le famiglie era tangibile ma mi ha colpita lo sconforto degli ultimi, l’impossibilità del perdono e l’infelicità del pesante passato. Si iniziò a parlare di “genocidio” la prima volta nel 1946 con il processo di Norimberga. Genocidio significa “uccisione deliberata di un intero popolo” e, purtroppo, non si tratta di un unico episodio della storia: nel ‘900 ci fu quello degli Armeni in Turchia durante la Prima Guerra Mondiale, la deportazione di Stalin di milioni di contadini nel 1930-40, la dittatura comunista in Cambogia tra il 1975-76, lo sterminio degli Incas e degli Aztechi nelle Americhe e le crociate nel Medioevo ma la peggiore è la Shoah che rende unica la “soluzione finale” per uno sterminio pianificato, la cancellazione totale degli Ebrei. Molti di noi, meno giovani, hanno avuto in famiglia o contattato deportati e sentito dichiarazioni molto dolorose che non possono e non devono esaurirsi con il ricordo ma abbiamo il dovere e l’obbligo di tramandarle alle generazioni future. La senatrice Liliana Segre nota per il suo impegno politico e per le sue testimonianze ha detto: “Non ho mai perdonato, come non ho mai dimenticato”. Primo Levi nel suo libro “Se questo è un uomo” racconta la morte, le torture e l’annientamento morale di quei lager non la difficoltà dei sopravvissuti di vivere e di raccontare e di non essere creduti e scrive: “Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario. Auschwitz è fuori di noi, ma intorno a noi. La peste si è spenta, ma l’infezione serpeggia”. Questo è ciò che dobbiamo fare non dimenticare affinché il passato non ritorni mai più”.