Cuneo – Si è appena concluso il convegno “Ospedale unico di Cuneo: al Santa Croce si può!” organizzato dalla lista civica della minoranza Cuneo per i Beni Comuni. Un convegno che ha come sottotitolo “Un ospedale aperto in una città aperta”. A guidare il dibattito il direttore de La Guida Ezio Bernardi che ha sottolineato come il dibattito segue quello precedente che aveva prospettato un progetto di rivalutazione del Santa Croce e del trasferimento al Carle.
Ha aperto il dibattito Ugo Sturlese che ha sottolineato il percorso e la proposta e la speranza che il dibattito coinvolga non solo i cittadini cuneesi ma di tutta la provincia che sono gli utenti dell’ospedale di Cuneo: “Dopo lo studio di prefattibilità la maggioranza degli esponenti politici si sono affrettati a dare per scontato che una decisione fosse stata definita a favore della sede del Carle secondo le valutazioni espresse dal gruppo dei consulenti. Non è vero, saranno il Consiglio comunale e l’Assemblea dei Comuni dell’Asl ad assumere la decisione finale. La commissione temporanea speciale ha indicato l’area dell’Ospedale Carle, scelta da noi contestata per motivi di merito e di mancato rispetto di elementari esigenze di coinvolgimento della cittadinanza. I tecnici devono fornire gli elementi perché la politica possa decidere, tenendo conto di tutti gli elementi del problema. Possiamo aspettare 10 anni per avere un nuovo ospedale e 15 anni l’ipotetica città della salute al posto del Santa Croce? La risposta è no. Siamo partiti dai volumi e superficie territoriale necessari per un Ospedale di 609 posti letto e del suo rapporto con il contesto della città, con funzioni e percorsi ottimali secondo i modelli ospedalieri più recenti. A Cuneo si può fare tenendo presente l’attuale superficie, demolendo il vecchio, mantenendo parte degli edifici attuali compreso il nuovo blocco operatorio, tenendo conto che la superficie territoriale effettiva è molto più ampia, includendo il Movicentro e il palazzo dell’Inps (possibile sede dell’Asl e di una Casa della Salute), per non parlare del Parco Monviso”.
Perché no il Carle? “La scelta del Carle comporta un maggior consumo di suolo 140.000 mq dei quali 35.000 solo per il parcheggio e determina un impatto molto invasivo sul paesaggio. Ma i problemi sono legati ai vincoli paesaggistici, ma anche culturali e quelli idrogeologici. Anche l’accessibilità è di gran lunga inferiore a quella del Santa Croce, richiedendo un forte incremento della mobilità prevalentemente con mezzi privati, mentre il Santa Croce è dotato di collegamenti ferroviari, stradali, ciclopedonali e di trasporto pubblico e di parcheggi già in parte realizzati. La gestione del cantiere è forse più complessa, ma risolvibile nella sede centrale con una precisa programmazione degli interventi per fasi e per moduli in maniera da non interferire con l’attività sanitaria e consente un accorciamento dei tempi di realizzazione. Noi ci siamo ispirati per questi aspetti al modello del nuovo Ospedale di Renzo Piano e Veronesi, ponendo al centro le esigenze del paziente e l’umanizzazione dell’assistenza oltre che indicazioni organizzative centrate sui Livelli di assistenza per gravità e per carico di prestazioni e indirizzate al superamento del concetto delle “Divisioni” a vantaggio dell’integrazione delle funzioni e dell’interdisciplinarietà, come già avviene nelle attuali strutture dipartimentali”.
A presentare un possibile progetto che viene definita un’ipotesi, una suggestione che ha lo scopo di dimostrare che è possibilie realizzare l’ospedale unico al Santa Croce, è l’architetto Angelo Bodino che ha operato con il collega Michele Nasetta.”La superficie fondiaria – dice – che ha a disposizione il Santa Croce è di 33.000 mq e c’è già, è tutto fatto, al Carle bisogna fare tutto, articolare una nuova città. La superficie lorda edificata è di 92.000 con un aggiunta di 17.000 mq in più ai 75.000 esistenti. I parcheggi attuali sono sufficienti per l’esistente per i 17.000 mq in più basta fare due piani nella piazza Cavalieri di Vittorio Veneto. Si può fare a condizione di riuscire a far convivere i lavori di cantiere dei nuovi edifici con l’attività e le degenze sanitarie mantenento e non demolendo il blocco E chirurgico da riqualificare e rivalutare. E si può fare perché i singoli lotti edificatori si possono realizzare senza interruzioni di servizi sanitari nel rispetto dei degenti ricoverati. Il tutto fa 92.000 mq e tutto si realizza in 6 anni con tempi brevi di progettazione perché si tratta di ampliamenti su zona conforme alle norme del Prg. Si va avanti demolendo, costruendo e spostando pezzo dopo pezzo”.
L’ingresso principale si prevede su via Bassignano fronte blocco E mentre quello del pronto soccorso e l’emergenza rimane su corso Monviso in un edificio centrale a 4 piani (15.000 mq). Si butta giù tutto il vecchio mantenendo solo i due piani del blocco operatorio che viene mantenuto e riqualificato a nuove funzioni. Proprio intorno al blocco E su via Bassignano vengono costruiti altri tre blocchi uno su via Coppino di quattro piani uno parralelo dall’altra parte del blocco sempre di quattro piani con a fianco su via Monte Zovetto un altro edificio di 7 piani. Sul lato di corso Monviso si costruiscono due ali nuove per 7 piani e un piano sotterraneo di 10.000 mq l’uno ai lati del blocco emergenza su via Coppino e via Monte Zovetto collegati da un altro edificio in tre blocchi centrale di 27.000 mq. Tutti i padiglioni possono essere a se stanti e allo stesso tempo collegati tra loro.
Luciana Toselli, consigliere comunale ed ex medico del Santa Croce ha precisato: “L’ospedale è sempre un cantiere, è un cantiere continuo. Il centro della decisione della salute è la persona, i pazienti e la sua famiglia, il territorio e l’accessibilità. Avere l’ospedale in città è un vantaggio che non ha prezzo, ci sono patologie che se vengono risolte in 20/30 minuti sono utili altrimenti no, noi possiamo risolverle perché abbiamo un ospedale in città. Ci sarà sempre una continuità, non ci sarà spreco delle attrezzature. Il discorso della salute va completamente rivisto da visione ospedalocentrica a medicina del territorio. Per far funzionare bene le emergenze bisogna creare delle case della salute e per la cronicità. In dieci anni non dobbiamo solo pensare a un nuovo ospedale ma pensare a formare del personale competente”.
Ernesto Principe, vice segretario del sindacato aziendale dei medici Anaao Assomed, a Cuneo dal 1988: “Venni a Cuneo perché il Santa Croce era già un riferimento nazionale all’epoca. Il Carle non è mai stato preso in considerazione e poi negli ultimi dieci anni per percorsi particolari il Carle si è rafforzato. Il progetto di prefattibilità ha avuto professionisti di fama che da anni si occupano di sanità ma anche i manager che hanno lavorato a Cuneo ci hanno solo lavorato nessuno ci ha vissuto. Rimangono dubbi: chi ha stabilito i bisogni del nuovo ospedale e quali criteri sono stati stabiliti. Cuneo è un Hub per l’emergenza ma si fa un ospedale delle emergenze mal servito dalla viabilità, forse per favorire altri territori e magari, sul modello lombardo, il privato? Staremo fermi al Santa Croce per 10/15 anni come adeguamenti e un ospedale fermo non attira personale e professionisti. Preferiamo aggiustare quello che abbiamo e la pandemia ci ha insegnato che forse due presidi ospedalieri sono utili, molto utili”.
Armanda Bellazzini presidente dell’associazione Di piazza in piazza sottolinea invece il problema dei collegamenti con il nuovo ospedale: “Se portiamo al Carle dobbiamo portare la maggior parte della popolazione e tantissima mobilità che si va ad aggiungere a quella già esistente e sarà un traffico che accentra oltre Stura. Al Carle si arriva solo in macchina, in autobus se potenziato, praticamente da nessuno a piedi e in bicicletta e pochissimo dal treno. Ci vorranno grandi lavori per la viabilità e al costo economico si aggiungerà quello della salute. Diamo senso anche al Movicentro, pensiamo al parcheggio su piazza Cavalieri Vittorio Veneto e accantoniamo quello di piazza Europa. Speriamo che la decisione non sia stata ancora presa ma che ci sia ancora condivisione come era l’impegno preso dal consiglio comunale”.
Domenico Sanino, presidente di Pro Natura: “Abbiamo fatto un lungo studio con medici e cittadini e nostri soci. Bisogna pensare alla medicina del futuro. Perché al Santa Croce? Perché non possiamo più pensare di consumare suolo vergine, dobbiamo avere verde perché il cambiamento climatico è lì che sta arrivando. Al Carle si mangerà terreno con il nuovo ospedale ma anche con i parcheggi e la viabilità necessaria. Il Santa Croce non sarà una struttura impattante, non così sarà per il Carle, che potrà essere recuperato. Il Carle è un edificio e ha un viale splendido da recuperare ma non si può fare un mega ospedale dietro. Perché non fare intorno al Carle un parco e un polo universitario. Quale città ha un ospedale a due passi dalla stazione ferroviaria?”.
Bruno Piacenza, presidente di Lega Ambiente Cuneo: “Il problema del rumore ma non esiste con la nuova tecnologia con i vetri doppi e tripli. E con un traffico che a Cuneo è sostenibile. Il traffico c’è solo all’entrata e all’uscita e le difficoltà per raggiungere il Carle sono evidenti e continui. In provincia ne abbiamo già tante di incompiute: Tenda, Asti-Cuneo, tangenziale di Fossano. Il Santa Croce si può recuperare e si può recuperare bene con i contributi europei per farne un edificio di classe A”.
Le conclusioni spettano al sindaco Federico Borgna che dice Ezio Bernardi “deve dirci se c’è ancora tempo o se la decisione è stata presa”.
Federico Borgna: “Il consiglio comunale è sovrano. C’è una bozza di delibera e dunque è emendabile in tutte le sue parti. Il confronto c’è stato ed è stato lungo, credo che i tempi per una decisione siano maturi. Questa sera sono emersi punti di riflessione importanti e la decisione non è sul nero o bianco ma sul grigio. Il tempo è una variabile importante: 15 anni non è un termine sostenibile, 6 anni sarebbe bello per un nuovo ospedale e per la rigeneraziome dell’area non selezionata. Se si sceglie il Carle non si può tenere il Santa Croce 60 anni vuoto come è avvenuto prima. Sull’altipiano ci sono alcune criticità: mi preoccupa la coesistenza tra un ospedale che deve funzionare e un cantiere così grande. L’altro tema importante è l’ampliabilità dell’ospedale. E poi la raggiungibilità dell’eliporto che è un dato emerso in commissione. L’accessibilità è un tema centrale. Sul tema sanità ospedale e territorio sottoscrivo quello che è stato detto e sarà una vera rivoluzione nei prossimi anni”.