Peveragno – La contesa politica ai piedi della Bisalta corre anche sul filo della storia e della memoria. Il 10 gennaio ricorre il settantasettesimo anniversario dall’eccidio dei Trenta Martiri, avvenuto nell’omonima piazza, per mano dei nazi–fascisti nel 1944.
La commemorazione per ricordare l’evento è in programma domenica 10, ma per ottemperare alle disposizioni normative in materia di contenimento della diffusione del virus, l’amministrazione comunale ha stabilito che la cerimonia si debba svolgere alla sola presenza del sindaco, davanti alla lapide in piazza Paschetta alle 10.30. Il momento sarà registrato e trasmesso sulla piattaforma digitale.
La decisione non ha trovato d’accordo l’opposizione consiliare, la quale ha affidato a una lettera pubblicata sulla propria pagina Facebook il proprio disappunto. “Apprendiamo della decisione dalla locandina – scrivono i consiglieri di minoranza -, nulla è stato discusso durante il consiglio, né attraverso altre forme di comunicazione con la popolazione. Non sappiamo ancora quali saranno le disposizioni del governo nazionale e regionale per la data del 10 gennaio. Se Peveragno non sarà in zona rossa parteciperemo in presenza. La commemorazione dell’eccidio è molto sentita dagli abitanti di Peveragno. Chiediamo al sindaco di estendere la partecipazione, assicurando il rispetto delle misure di sicurezza ai cittadini e ai rappresentanti di associazioni e amministrazioni comunali, istituzioni, che possono essere presenti”.
La risposta del sindaco e del gruppo di maggioranza non si è fatta attendere. “Non possiamo celebrare la ricorrenza con le modalità degli anni scorsi, perché è in vigore il Dpcm del 3 dicembre, che dice espressamente all’articolo 1, lettera o, che “tutte le cerimonie pubbliche si svolgono nel rispetto dei protocolli e linee guida vigenti e in assenza di pubblico”. E questo vale per tutta Italia, anche se tornassimo in eventuale zona gialla, perché rimane in vigore appunto il Dpcm con prescrizioni valide fino al 15 gennaio. Quindi al 10 gennaio saremo obbligati a svolgere la cerimonia in assenza di pubblico, nostro malgrado, perché questo impone la norma attuale. Altri Comuni della zona hanno fatto la medesima scelta in questi stessi giorni. Non è certo il consiglio la sede in cui si prendono queste decisioni. Si trattava di applicare una norma vigente, senza possibilità alcuna di modificarla”.