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Giovedì 21 novembre 2024

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Costrinse una conoscente a prostituirsi, condannata

Prima in Romania e poi in Italia, con la promessa di inviare il denaro ai figli nel Paese d'origine ma in realtà riceveva solo botte

La Guida - Costrinse una conoscente a prostituirsi, condannata

Cuneo – Era stata indotta a prostituirsi da una conoscente quando ancora viveva in Romania, per far fronte alle difficoltà economiche della famiglia e poi, quando si separò dal marito, venne indotta a trasferirsi in Italia e a continuare a prostituirsi per mandare soldi ai figli in Romania. Con l’accusa di induzione e sfruttamento della prostituzione è stata condannata dal Tribunale di Cuneo S. F., donna romena che per circa due anni indusse la vittima a prostituirsi con la promessa che parte dei soldi sarebbero andati all’ex marito che aveva in custodia i figli in Romania. Quando quest’ultima si rese conto che i soldi non venivano spediti alla famiglia, protestò e chiese di trattenere parte dei soldi, ricevendo in cambio solo delle botte dal complice dell’imputata che però non è mai stato identificato. Nella vicenda è rimasto coinvolto anche un uomo che, dapprima cliente della donna, aveva poi intrapreso con lei una relazione sentimentale e che per poterla “liberare” venne indotto da S. F. a versarle 36.000 euro. Alcuni versamenti vennero fatti a una vicina di casa dell’imputata con cui quest’ultima aveva dei debiti. Quando l’uomo si accorse della truffa interruppe ogni relazione con la vittima. A novembre 2016, terrorizzata dalla sua aguzzina ed esausta, la donna si rivolse a un’associazione che si occupa di senzatetto, che la mise in contatto con la onlus Beth Shalom, che da anni porta avanti un progetto di aiuto alle donne vittime dello sfruttamento della prostituzione. Per l’imputata, a carico della quale sono stati riscontrati i contatti con la vittima dall’esame dei tabulati telefonici e alcuni versamenti di soldi, l’accusa ha chiesto una condanna a tre anni reclusione, mentre la difesa ha chiesto l’assoluzione per mancata certezza sull’identificazione e per la carenza dei riscontri sui soldi ricevuti. Il collegio giudicante ha accolto la richiesta di condanna avanzata dal pubblico ministero Carla Longo, aumentandola a sette anni di reclusione e 5.000 euro di multa per induzione e sfruttamento della prostituzione aggravata da minacce e violenza.

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