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Domenica 22 dicembre 2024

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Un pensiero al giorno nel ventesimo anniversario della morte di don Romano Marchisio

La comunità da costruire e la fiducia nel Signore: “L’oggi di Dio” riflessioni per un anno nelle parole di don Romano Marchisio

La Guida - Un pensiero al giorno nel ventesimo anniversario della morte di don Romano Marchisio

Cuneo – Esce per i tipi di Primalpe “L’oggi di Dio” un libro speciale nell’anno in cui cadranno i vent’anni dalla scomparsa improvvisa per un incidente d’auto di don Romano Marchisio. Un libro a cura della Fraternita monastica di Montecroce che cura un’antologia di pensieri, un pensiero per ogni giorno dell’anno.
Tanti ricordano don Romano, originario di Passatore, vi­ce parroco nella parrocchia di San Dalmazzo a Borgo, poi parroco di Folchi e Palanfrè nella valle Vermenagna, insegnante di religione, parroco e fondatore della parrocchia di San Paolo, la creazione ex novo della parroc­chia del quartiere nascente della città, è la sua grande opera pastorale che ha compreso anche la costruzione delle opere parrocchiali prima e della nuova chiesa nel cuore del quartiere, e poi parroco al Sacro Cuore. Tra i suoi numerosi incarichi era responsabile della Commissione diocesa­na ecumenismo e dialogo interreligioso, membro del Consiglio Presbiterale e fa­ceva parte del Collegio dei consultori della Diocesi. Poi un tragico inciente d’auto giovedì 20 settembre 2001 nei pressi di Levaldigi.

Ecco la recensione del libro fatta da Roberto Dutto

Un uomo, un sacerdote, un pastore: la vita si intreccia con la fede, si muove in sintonia con le parole di Cristo. La vita però non fa sconti neanche a chi cerca di fondarsi sulla “pietra angolare”. Questo è don Romano Marchisio di cui la Fraternità monastica di Montecroce cura un’antologia di pensieri. Non una biografia, ma un “lasciarci prendere per mano” da un compagno di viaggio che ha sperimentato come tutti la quotidianità della vita. Infatti “le strade dello Spirito sono quelle che battiamo tutti  giorni nel tran tran della nostra”.
È un cammino scandito dai mesi, ognuno introdotto da p uno sguardo d’insieme sulle riflessioni che seguiranno. Sono parole che don Romano rivolge anzitutto a se stesso, ma vogliono anche essere parole aperte al mondo e prima di tutto alla comunità dei credenti. Come pastore, il tema della comunità diventa una costante. Ma non c’è da nascondersi che la comunità va costruita perché “non è una casa chiusa dove è meglio tenere lontano gli estranei, quelli che vengono da un’altra cultura”. Nelle riflessioni emerge la chiara consapevolezza di uno sforzo continuo, di uno scegliere ogni giorno il camminare insieme che don Romano definisce “gioiosa fatica”. Come altrettanto chiara è la coscienza che lo Spirito guida questi passi.
Come uomo, don Romano si lascia sorprendere dalla tentazione di “chiedere un segno” che subito controbilancia con l’apertura: “lo scelga Lui”.Confessa di essere frastornato da ciò che succede, ma anche bisognoso di “lasciarsi distruggere da Gesù”. Altrove parla di “disastro della mia infedeltà e indifferenza”, deserto in cui Dio “fa fiorire una luce fortissima che tutto vince”. Ammette che la scelta di Gesù “non è una bazzecola; è firmare un assegno in bianco”, che non esclude o incertezze anche se rimane costante il dialogo con Lui.
Sono queste annotazioni che lo rendono compagno di viaggio. È la condivisione di interrogativi: “Il senso di confusione, di smarrimento che c’è in Parrocchia mi sembra sia penetrato anche in me” o l’ammissione della difficoltà a vivere la comunità col suo parroco a tratteggiare la figura di don Romano come un uomo che si rende disponibile all’agire di Dio: “non mi resta che ricominciare da capo”, conclude. Eppure ha il coraggio di esclamare “così sono, e sono contento di essere così”. Non presunzione, ma accettazione di nuotare nel “mare della misericordia di Dio”.

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