Narbona, il più alto comune della valle Grana. Aggrappato alla montagna come i suoi abitanti che hanno resistito fino al 1960 prima di abbandonare case e pascoli. L’autore fa rivivere Narbona attraverso una serie di personaggi che si muovono tra le case del paese o nelle erbe dei pascoli vicini. C’è la maestrina al primo giorno di lavoro. Neppure sa dove sia questo paese: ma è pur sempre un lavoro in quel 1938! Si ritroverà tra gente accogliente e semplice, si addormenterà cullata dal ruminare delle mucche nella stalla sotto la sua camera. È uno dei tanti personaggi a cui l’autore affida il compito di descrivere la vita del paese. Non una ricerca storica o sociologica, bensì delle narrazioni che tratteggiano un’atmosfera, un modo di intrecciare rapporti, di vivere con la natura, di lavorare nella semplicità e di sopportare la fatica sempre con dignità.
Alla base c’è comunque un particolare legame dell’autore con Narbona nato negli anni Settanta ai tempi del servizio civile. È l’occasione per scoprire il paese e incontrare quelle persone che ora sono diventate i tasselli viventi di un mosaico fatto di ricordi. Le ricerche sul luogo, sulla sua storia, sulle sue tradizioni hanno arricchito le vicende narrate di una solidità che traspare da un linguaggio semplice e preciso.
Sono tasselli di una vita che ora è solo un ricordo, per questo l’ultimo capitolo, datato 2014, è semplicemente un sogno amaro dove l’autore ritrova tutti i suoi personaggi e tanti altri ancora che hanno popolato questi luoghi.
Il romanzo di Narbona
di Flavio Menardi Noguera
Nerosubianco
18 euro