Ceva – Con l’accusa di aver scippato un anziano a Ceva il 7 luglio del 2012, sono stati processati al tribunale di Cuneo E.L. e A.B., rispettivamente madre e figlio di origine sinti, residenti lui a Trinità e lei a Magliano Alfieri. Oggetto del processo di Cuneo lo scippo di una catenina d’oro del valore di 600 auro ad un anziano signore di Ceva; i due erano già sottoposti a pedinamento da parte della Polizia stradale che da tempo ne seguiva le mosse in quanto ritenuti i possibili autori di una serie di reati simili commessi in altre città del Piemonte. La tecnica usata dagli autori di questi scippi era di girare in auto in piccoli centri abitati fino a quando non si imbattevano in persone anziane e dopo aver fermato l’auto, fingendo di averle riconosciute, le abbracciavano sottraendo oggetti di valore. Lo scippo avvenuto il pomeriggio del 7 luglio avvenne proprio con queste modalità, così come raccontato dalla vittima e da una testimone che riconobbero in foto la donna autrice dello scippo, ma ne diedero una descrizione imprecisa e discordante tra loro sia per quanto riguarda l’età che l’abbigliamento. La Polizia aveva pedinato la coppia in varie occasioni, ma mai all’interno dei centri abitati dove erano avvenuti gli scippi; a bordo di scooter e automobili gli agenti della Polizia avevano seguito madre e figlio lungo l’autostrada, all’altezza dell’entrata e uscita dei caselli e al momento del rientro a casa. In una di queste occasioni, ha riferito un agente della Polstrada di Imperia, l’auto si era allontanata per fare inversione di marcia e al ritorno aveva una targa diversa, ottenuta con dei numeri appoggiati con calamite e quindi in rilievo rispetto alla targa originale. Un processo quindi indiziario che per l’accusa era comunque sufficiente, per la mole di indizi raccolta a chiedere la condanna ad un anno e sei mesi per la donna già condannata per reati simili, e la condanna a sei mesi per il figlio incensurato. Indizi assolutamente non concordanti e precisi invece per le due difese che hanno sottolineato le discordanze nel riconoscimento della donna e l’assenza di un riconoscimento per il figlio. E così come era già avvenuto ad Alessandria, dove i due erano imputati per un reato simili, così anche il tribunale di Cuneo ha assolto i due per non aver commesso il fatto.