Per sua stessa definizione una raccolta antologica non va alla ricerca di unità. Quel che ha valore è proprio la molteplicità di spunti e di voci, l’apporto individuale degli autori ognuno col proprio stile, la propria sensibilità e, perché no, i propri interessi. Non a caso l’indice del volume non riporta titoli, bensì i nomi degli autori.Quindi l’antologia non può che lasciare spazio a una pluralità di interventi dove il raccontare, in prosa o versi, significa condividere ricordi, dar voce a esperienze.
Non importa se la vicenda è inventata, se la realtà è riveduta e corretta dalla penna dell’autore o se, ancora, si presenta nuda e cruda perché sospinta dall’urgenza del testimoniare. Quel che conta è la pagina fitta di parole che smuovono l’immaginazione del lettore, invitano a una complicità con l’autore e i personaggi.
Sono pubblicati in questa antologia tutti i testi pervenuti in risposta al bando “Primalpe 2020 Cultura e tradizione”. Qualche scritto viene anche dall’estero. Il dialetto fa la sua parte nel restituire efficacia espressiva. Lo stile si fa ondivago tra meditazione e racconto, tra autobiografia e favola. Entra anche se con passo silenzioso, l’esperienza della pandemia in tante sfumature. C’è la fotografia di atteggiamenti che si sono diffusi e la preoccupazione espressa con efficacia nel dialettale “’l sgiaj adoss”. C’è la figura, che affiora repentina, dell’uomo con il cartello “abbracci gratuiti”: prima avrebbe fatto sorridere, ora è un’offerta che prende alla gola. Come anche fa pensare il grazie di una bimba che ripulisce ogni malinconia nella sera di un giorno senza certezze. C’è la separazione dei nonni raccontata da loro stessi che non si lascia avvolgere dall’abbandono, ma si aggrappa alle relazioni anche solo custodite gelosamente nel cuore.
C’è anche il tentativo di narrare l’esperienza secondo schemi insoliti come le quattro voci che sembrano affiorare e lasciarsi reciprocamente la scena in un gioco che nasconde un sottofondo di mestizia, oppure il diario di una “settimana relegata” dove prevale sempre l’urgenza di uno sguardo nuovo su impegni, relazioni, emozioni. Sulla stessa linea è il “divagare” verso i ricordi non con nostalgia, vissuti piuttosto con la rinnovata consapevolezza che sono una parte di noi che neanche il Covid può sottrarci, o il desiderio impellente di immaginare il futuro. Accanto all’epidemia ci sono però anche molti altri testi raccontati da punti vista insoliti come l’asino di Felicino o l’ape che “respira l’amore che la natura profonde a tutti” o il pero che sopravvive a ogni catastrofe sempre attendendo “persone serene e allegre più di prima”.
Primalpe 2020. Cultura e tradizione narrativa
Autori Vari
Primalpe
12 euro