Il titolo non è una domanda, bensì un’affermazione e se si considera l’esperienza dei mesi scorsi. Pur essendo stato scritto prima della pandemia, è chiaramente un invito a guardare con forza a ciò che la vita riserva. La delusione, una disgrazia familiare, il bisogno di ricostruirsi per non naufragare sono le coordinate per leggere la vita di Vera, maestra torinese dalla vita serena e sicura. Certezze che sono scardinate da una cocente delusione poi, cinque anni dopo, dall’incidente occorso a suo padre che lo spedisce in ospedale e lo mette a rischio della vita.
Una narrazione scandita su piani temporali diversi che si intrecciano a creare una trama sempre da scoprire in attesa di vederli confluire in un finale che suona liberatorio. Eppure l’autrice riesce a costruire una vicenda in cui non prevale la tecnica narrativa, bensì la vita di ogni giorno di gente comune. L’esperienza di Vera è infatti quella di tanti, di tutti coloro a cui la vita riserva ripetute e drammatiche svolte, quasi un destino che gli si accanisce contro.
In questa situazione “penso che la vera sfida sia attraversare il dolore”, dice l’autrice. Per questo risulta essenziale quella virgola del titolo: è il momento di sospensione in cui si gioca la consapevolezza e la capacità del rinascere, senza retorica, senza superficialità, ma nella persuasione che alla persona è consegnato il compito, certo non facile, di svoltare nuovamente.
C’è il sole fuori
di Silvia Cavallo
13,90 euro