Riceviamo e pubblichiamo la lettera aperta al presidente Cirio da parte di un’insegnante di una scuola Media di Cuneo
Buongiorno Presidente Cirio,
sono una cittadina piemontese e ieri sera la notizia che il Piemonte passava da zona rossa a quella arancione mi ha resa orgogliosa di far parte di una comunità che insieme riesce a raggiungere degli obiettivi per la salute di tutti. Ieri dopo tanti giorni si è riaccesa una speranza, non solo di poter mitigare gli effetti di questa terribile epidemia, ma di vivere in una società dove il bene comune prevale su gli interessi del singolo. Stamattina la mia speranza si è bruscamente interrotta , leggendo che i ragazzi di seconda e terza media in Piemonte non ritorneranno in classe. Sono un’insegnante di scuola media della provincia di Cuneo che dal 6 novembre svolge tutta la sua didattica a distanza. Ieri come al solito mi sono collegata con i miei alunni in formato francobollo sul mio schermo e questo ha rinnovato in me la pena di svolgere le lezioni in questa modalità. Di fronte a me 24 persone, che oltre ad ascoltare la lezione, alzano la mano per andare in bagno, ma vanno in quello di casa loro, che piangono perché hanno litigato con la mamma, che mi chiedono come sto e con me organizzano una gita scolastica in bicicletta per la primavera. Questi ragazzi nella loro comunicazione spontanea vogliono quella scuola che è un luogo fisico e non la solitudine delle loro stanze, vogliono che noi adulti sosteniamo la loro speranza con un pensiero coraggioso che li faccia sentire membri fondamentali della società.
Da insegnante con più di 30 anni di esperienza non sto neanche ad elencare i danni che questa interruzione della didattica in presenza provoca nell’apprendimento, che non può prescindere dalla fisicità che ne è l’elemento costitutivo.
Scrivo perché il mio silenzio non diventi complicità con questa decisione che se ha delle giustificazioni epidemiologiche, non considera il futuro, che i nostri ragazzi rappresentano e che si costruisce con i pensieri e le scelte che noi adulti facciamo oggi.
Roberta Barolo