Villanova Mondovì – Aveva fatto credere alla nonna di aver bisogno di soldi per portare avanti la causa per infortunio sul lavoro in cui era rimasta vittima la sua compagna, ma a fronte di un prestito di 5.500 euro, manca la prova che quei soldi furono effettivamente impiegati per quello scopo. Per questo motivo sono finiti a processo con l’accusa di truffa C.F. un 44enne monregalese e la sua compagna B.M., che era l’intestataria del conto su cui venne fatto il bonifico e a fronte del quale avrebbe emesso due assegni da 2mila e 3mila euro risultati privi di copertura. Secondo il figlio dell’anziana signora, zio dell’imputato, i soldi prestati nel corso del tempo sarebbero stati molti di più, circa 10mila euro, di cui l’uomo, costituito parte civile al processo, chiede la restituzione. “Quei soldi – si è difeso in aula l’imputato – ce li ha prestati mia nonna per aiutarci a comprare la macchina perché la nostra era rotta e nessuno le ha mai fatto credere che servivano per la causa e da mio zio, con il quale i rapporti erano pessimi, non ho mai ricevuto alcun prestito”.
Per le difese dei due imputati invece non solo non è stato in alcun modo provato il reato di truffa, ma mancherebbero anche i presupposti di procedibilità, dal momento che non è stata la nonna, intestataria del conto da cui sono stati trasferiti i 5.500 euro sul conto di B.M., a sporgere denuncia. Per quanto riguarda la presunta scomparsa di altri 10mila euro, la difesa ha ipotizzato che fosse stato lo stesso zio che operava sul conto dell’anziana madre a sua insaputa, a far sparire quei soldi, tanto che nel novembre del 2017 la donna lo aveva estromesso dal conto spostando anche l’accredito della pensione. Chiamato a chiarire questo fatto, il direttore della banca ha però negato eventuali contrasti fra la signora e il figlio e ha dichiarato che effettivamente la signora aveva tolto la delega al figlio, ma che poi gliel’aveva ridata. Al termine dell’istruttoria il giudice ha assolto M.B. ritenuta estranea ai fatti e ha condannato C.F. a 9 mesi di reclusione e 200 euro di multa oltre al risarcimento di 5.500 euro.