La pubblicazione delle “Memorie parrocchiali” di don Costanzo Morre offre un ampio quadro della vita di un paese e di un parroco che dal 1874 al 1926 guidò la comunità di San Pietro del Gallo. Secondo il diritto canonico infatti la nomina di parroco era a vita dunque ancorava la sua presenza al cammino della comunità per un periodo anche lungo. Documento tanto più importante in quanto il periodo storico interessato è caratterizzato da un fermento nel mondo ecclesiale. Don Morre fa da cerniera tra questi stimoli di rinnovamento e la sua comunità. Come parroco è chiamato a tradurre le suggestioni che vengono dal mondo ecclesiale che sta vivendo un vivace dibattito sul piano sociale e su quello più strettamente ecclesiale. Il riferimento al mondo laico si impone allorché il nuovo stato italiano rivela una natura laica con atteggiamenti avversi alla Chiesa.
Di riflesso il pontificato di Leone XIII “cercò di ricostruire la cristianità medievale coinvolgendo le masse popolari”. Iniziative a carattere sociale prendono il via con alcuni celebri personaggi come don Bosco o il Cottolengo e giungono a una sintesi nella Rerum novarum.
Il parroco riveste in questo processo un ruolo cruciale specie in comunità rurali come San Pietro. E don Morre ne ha ben coscienza mettendosi all’opera con iniziative che vanno al di là della cura per gli edifici sacri: “istruendo così i parrocchiani nella vita politica, sociale, amministrativa ed affezionandoli alla religione, alla Chiesa, a Dio”, annota nelle Memorie.
Sono le due direttrici del suo lavoro. Sul primo versante Don Morre rivela una singolare attenzione non solo alla parrocchia, ma all’intera frazione e, sottolinea Gian Michele Gazzola curatore dell’edizione del testo, “non si trattò semplicemente di edifici, ma di promozione di servizi”. Tra le prime iniziative c’è la costruzione di un edificio per le scuole poi dell’asilo con l’apertura di corsi complementari per i ragazzi che finivano il percorso elementare chiuso al momento alle prime tre classi. Perorò l’istituzione di un servizio postale anche per le frazioni, di uno di vetture nei giorni festivi e di mercato. Si prese cura del piazzale della Chiesa dove venne installato anche un peso pubblico.
D’altro lato diede prova di un vivace fervore pastorale e di predicazione. Fu lui che, primo in Diocesi, istituì le “gare catechistiche” per bambini e dovette affrontare la complessa questione della Casa per esercizi spirituali.
La Grande Guerra è vista da subito come castigo e occasione di conversione, ma già nel 1916 viene riletta alla luce di un “vantaggio religioso morale di maggior preghiere, di frequenza ai Santi Sacramenti” sfociando infine in una “valutazione amara quasi più attenta alle conseguenze economiche che a quelle morali”.
Un’evoluzione che il curatore inserisce all’inizio di un cammino di crisi nell’ultima parte della vita di don Morre. Deve registrare la decadenza morale a seguito del conflitto, letta come ennesimo segno di pressioni del mondo laicista e massonico. In tale contesto anche il ruolo di guida di un parroco subisce uno scossone pressato dall’abbandono della pratica religiosa e da nuovi interessi mondani dei fedeli. Un mesto declino che negli scritti di don Morre restituisce la coscienza di un cambiamento a cui il prevosto non ha più le forze di rispondere e consegna ai suoi successori assieme alle sue opere anche il compito di proseguire quanto iniziato.
Don Costanzo Morrre – Prevosto di San Pietro del Gallo – Memorie Parrocchiali (1874- 1921)
a cura di Gian Michele Gazzola
Primalpe
18 euro