Mondovì – Si è concluso al Tribunale di Cuneo il processo per maltrattamenti in famiglia e lesioni personali in cui era imputato B. S., cittadino marocchino che a Mondovì lavora come ambulante. A denunciare l’uomo era stata la moglie in seguito a un episodio che si era verificato il 12 giugno 2019, l’ultimo di una serie di maltrattamenti testimoniati dagli accessi al pronto soccorso e dalle foto che la donna si era scattata e aveva inviato alla sorella in Marocco: fotografie con lividi all’occhio, ecchimosi sul volto, un taglio sul labbro. Il 12 giugno 2019, dopo l’ultima aggressione la donna si era allontanata da casa con il figlioletto di pochi mesi e aveva chiesto aiuto in una farmacia; sul braccio aveva un grosso livido. Dopo l’intervento dei Carabinieri e la denuncia, la donna è stata collocata in una struttura protetta. “Quello che è successo mi ha dato una grandissima lezione e chiedo scusa a tutti”, ha detto l’uomo nel corso dell’ultima udienza prima del verdetto, negando tuttavia di aver mai alzato le mani le mani sulla moglie e di essersi sempre occupato di lei, spronandola a imparare l’italiano e a prendere la patente. Secondo l’accusa invece la donna, che era arrivata in Italia nel 2018 e che qui non conosceva nessuno, era completamente sola e l’unico rapporto che aveva al di fuori di casa era con la sorella a cui aveva mandato quelle foto che poi aveva cancellato dal cellulare per paura del marito. “Anche se i soggetti di questo processo – ha concluso il pubblico ministero Roberta Lombardi – provengono da un contesto culturale in cui il ricorso alla violenza in famiglia, anche se non accettato esplicitamente, è comunque tollerato, il nostro ordinamento penale non arretra di fronte a condotte lesive della dignità umana”. A fronte di una richiesta di condanna a due anni e nove mesi, il giudice ha condannato S. B. a due anni e tre mesi di reclusione, con un risarcimento immediatamente esecutivo di 8.500 euro a favore della parte offesa.