In occasione della celebrazione dei “Giorni della ricerca” il 26 ottobre scorso, il Presidente Mattarella ha sottolineato ”quanto grande sia il valore della ricerca, quanto sia importante per la nostra vita, per il futuro del nostro e degli altri Paesi, per la nostra civiltà (…) e quanto importante sia la consapevolezza che nessuno di noi è estraneo al dovere di sostenere e di incoraggiare la ricerca, per poterne poi condividere i risultati.”
Parole che guardano lontano e che cercano di individuare gli strumenti più dignitosi e universali per superare il periodo buio che stiamo tutti attraversando.
Andando tuttavia ad indagare fra le cifre dell’Europa, ci si accorge che la ricerca non ha ancora trovato posto fra le priorità politiche di alcuni Paesi. Nel 2010, con la strategia Europa 2020, l’Unione mirava ad un aumento degli investimenti in ricerca e sviluppo pari al 3% del Pil dell’Ue entro il 2020.
Secondo gli ultimi dati, l’Europa sembra ancora lontana da questo traguardo, con Paesi virtuosi ed altri molto meno. Al di sopra del 3% del Pil nazionale sono la Svezia (3.33%), l’Austria (3,16%), la Danimarca (3,06%) e la Germania (3,02%). L’Italia, al di sotto della media europea (2,06%), si colloca al tredicesimo posto (1,35%), anche se gli investimenti sono aumentati nel corso degli anni.