È quasi un miracolo che i lavoratori siano riusciti nel tempo a condividere sacrifici e diritti, nonostante la grande diversità delle loro condizioni di lavoro.
La difficoltà di continuare su questa strada in salita è resa più dura dalle recenti trasformazioni dell’economia e del mercato del lavoro.
Adesso, in tempo di Covid, con la necessità di promuovere il lavoro “da casa”, le differenze aumentano e una nuova divergenza si fa strada: quella tra nativi e immigrati occupati in grado di lavorare in remoto.
La differenza più marcata si registra, nell’ordine, in Italia, Grecia e Spagna; molto ridotta nel Regno Unito, in Belgio e Francia: Paesi di più antica immigrazione dove più avanzato è il processo di integrazione.
Una ragione in più per accelerare politiche di accoglienza per chi viene a lavorare da noi.