Cavallermaggiore – Con l’accusa di abuso di mezzi di correzione e lesioni personali aggravate, è stata processata al tribunale di Cuneo O. K., donna di origini ghanesi che nel marzo 2019 avrebbe colpito alla testa uno dei suoi tre figli con il manico di una scopa e con pugni. “Sono andata a casa loro perché mi ha chiamato il figlio che era stato picchiato – ha riferito in aula un’amica di famiglia – ed è stato lui ad aprirmi la porta, in lacrime e sconvolto. Ho chiamato l’assistente sociale e ho portato il ragazzo in ospedale per accertamenti”. Nell’abitazione l’amica aveva visto anche una volontaria della Caritas che aiutava la famiglia con il figlio più piccolo e che vedendo la donna che picchiava il figlio più grande era scappata al piano di sopra con il piccolo. Al processo ha anche deposto l’assistente sociale che seguiva la famiglia e che ha riferito dei problemi tra i coniugi da quando il marito, che per qualche tempo aveva lavorato in Germania, era tornato stabilmente in Italia. L’assistente sociale ha riferito che mentre la moglie chiedeva aiuto per trovare un lavoro stabile al marito, lui invece diceva di non sopportare più il comportamento della moglie sia verso di lui sia verso i figli, in particolare il più grande che era diventato un po’ il capro espiatorio della situazione e per questo chiedeva per se stesso e per il figlio una sistemazione diversa. Nella relazione per il tribunale dei minori di Torino si fa riferimento a lanci di oggetti e insulti rivolti al figlio grande che per punizione veniva chiuso in camera e privato del cibo. In più occasioni gli avrebbe detto che non valeva niente e avrebbe fatto meglio a non partorirlo. In seguito la donna è stata allontanata dai figli, che ha ricominciato a vedere in luogo neutro e piano piano con maggiore libertà e frequenza, mentre sono rimasti sporadici gli incontri con il figlio grande.