Saluzzo – Si erano conosciuti in discoteca nel lontano 2005, una normale serata nel corso della quale lui le avrebbe dato il proprio numero di telefono. Tra di loro non c’era stato niente eppure dal quel giorno lei (P. D., imputata di molestie, ingiurie e minacce ai danni di un 38enne saluzzese e di sua moglie) ha iniziato a pedinarlo, telefonandogli in continuazione anche al lavoro o di notte, a mandargli messaggi e a insultarlo in pubblico in varie occasioni. Un comportamento che si è esteso anche all’attuale moglie che, costituita insieme al marito parte civile al processo, dal momento del loro fidanzamento nel 2015 è stata fatta oggetto dello stesso trattamento. “Mi seguiva in auto sul posto di lavoro – ha raccontato l’uomo in udienza -, se uscivo a piedi o in bicicletta lei mi pedinava e inchiodava davanti a me insultandomi. Nel ristorante che avevo in gestione a Manta, lei chiamava in continuazione, arrivando a impedirmi di usarlo per prendere le prenotazioni. Tutto questo continua ancora adesso, un mese fa mi ha inseguito per Saluzzo urlandomi contro”.
Il tormento si è esteso anche alla fidanzata e poi moglie dell’uomo, tanto che al matrimonio celebrato nel 2016 erano presenti i Carabinieri perché l’imputata avrebbe minacciato di fare un macello.
“Avevo un’attività aperta al pubblico all’epoca – ha testimoniato la donna in aula – e avevo paura a rispondere al telefono per la quantità di telefonate anonime che avevo ricevuto. La prima denuncia la feci dopo che una sera era venuta a prendere a calci e pugni la mia porta di casa accompagnata da un uomo che conosco di vista”.
Il maresciallo dei Carabinieri che ha raccolto la denuncia della coppia ha riferito di aver ricevuto anche una segnalazione simile da parte di un uomo che lamentava lo stesso tipo di minacce e molestie: anche nel suo caso la donna avrebbe voluto instaurare una relazione e per questo lo avrebbe minacciato.
Il processo è stato rinviato al 2 marzo per ascoltare altri testi dell’accusa.