Non sono solo le fredde statistiche di Eurostat ad attirare l’attenzione dei responsabili politici su un fenomeno di tale portata. Questa volta è la Corte dei conti europea a tirare il campanello d’allarme con un rapporto pubblicato il 29 settembre scorso.
Nella nostra Unione Europea, nel 2018, un bambino su quattro era a rischio di povertà e di esclusione sociale (circa 23 milioni), con notevoli divergenze fra i vari Stati membri. Più esposti i bambini di Romania, Bulgaria, Grecia, Italia e Spagna, con tassi che si avvicinano al 30%. Più al riparo i bambini danesi e olandesi (15,2%), cechi (13,2%) e sloveni (13,1%).
Compito della Corte dei conti europea è controllare che i fondi siano raccolti e utilizzati correttamente e contribuire a migliorare la gestione finanziaria dell’Ue. È in questo suo ruolo che la Corte ha raccomandato alla Commissione europea “di orientare e controllare gli investimenti
destinati alla lotta contro la povertà dei bambini nel prossimo esercizio di bilancio 2021-2027”. Un richiamo alla gravità della situazione, che non è certo migliorata con la pandemia di Covid-19.