L’Italia è conosciuta nell’Unione europea come la patria del diritto e quindi anche del rovescio, come diceva Calamandrei. Di qui la medaglia che gli organi di controllo europei potrebbero attribuirci: bravi europeisti, ma anche campioni per infrazioni alle regole comunitarie che, solo nel 2019 sono costate all’erario 107 milioni di euro di multe, la metà per il mancato trattamento delle acque reflue urbane.
Nel solo primo semestre 2020 sono state avviate contro l’Italia 22 nuove procedure di infrazione, dopo Portogallo e Regno Unito il quale, uscendo dall’Ue, ci farà salire sul secondo gradino del podio.
Se poi a questi numeri si aggiungessero le frodi italiane al bilancio Ue il quadro si farebbe anche più cupo: in questa competizione, per il periodo 2015-2019, ci sfugge di poco il podio. Siamo quarti dopo Spagna con 11.029 irregolarità rilevate, Polonia (5.017), Romania (4.968). Gli italiani sono stati beccati con le mani nel sacco “solo” 4.415 volte, con un “bottino” di 98 milioni di euro.
Conforta che in Italia le autorità giudiziarie abbiano dato seguito al 62% dei casi segnalati contro una media Ue del 39%.
Siamo o non siamo la “patria del diritto”?