Cos’è il populismo e quali le sue radici che influenzano il modo di intendere la convivenza civile e quindi anche i rapporti con la sfera politica ed economica? A queste domande prova a rispondere Pier Giorgio Ardeni con un libro che si inserisce apertamente nel dibattito intorno al tema della partecipazione.
Il populismo è una distorta interpretazione della democrazia e dell’idea di popolo. All’origine c’è un complesso di idee e atteggiamenti che trovano terreno fertile nel disagio sociale generato da un’economia che ha esaltato la globalizzazione senza trovarvi le giuste aperture verso l’equità economica. Di qui la reazione che si è espressa nella sfiducia verso la politica nelle sue forme tradizionali, la contrapposizione tra popolo, depositario dell’onestà e della correttezza, e le “oligarchie moralmente corrotte e incapaci”. Il populismo, sostiene l’autore, ha saputo trasformare questo disagio sociale in consenso politico. Ardeni va a cercare anche ciò che ha permesso l’affermarsi del populismo. E qui si incontrano gli errori e le superficialità di una politica che non ha saputo dare risposte a queste disuguaglianze. A fronte delle crisi, specie quella del 2008, sostiene l’autore, anche la sinistra si è illusa di trovare nella “ricetta” neo-liberista la via per uscirne, mentre ha favorito il senso di frustrazione dilagante.
E il populismo ha fatto breccia attingendo forza da quei fenomeni, primo fra tutti l’immigrazione, che caratterizzano l’attuale società. Si è atteggiato a difensore di principi e valori a senso unico presentati come soluzioni definitive, ma non perseguite dai governi.
Le radici del populismo
di Pier Giorgio Ardeni
Laterza
18 euro