Cuneo – La provincia di Cuneo, o almeno una parte di essa, richia di perdere decine di milioni di euro di fondi nazionali per il miglioramento ed il potenziamento del sistema acquedottistico. Un rischio reale che si ripeterà probabilmente anche per il comparto fognario e di depurazione delle acque reflue. Questo perché in provincia il sistema di gestione del ciclo delle acque è fermo e in stallo nel passaggio al gestore unico pubblico. Votata a approvata alla stragrande maggioranza la scelta del gestore unico si sono succeduti ricorsi su ricorsi ekla partecipazione a Cogesi, il consorzio di gestione dek sistema idrico provinciale, non è avvenuta per tutti.
Venerdì 11 settembre 2020 si è tenuta la Conferenza dell’Ato4 l’Ente d’Ambito Cuneese nel quale è stata assunta un’importante delibera in merito alla richiesta di fondi nazionali per il miglioramento ed il potenziamento del sistema acquedottistico. Sono stati anche illustrati interventi, per cui si sono chiesti finanziamenti, per il rifacimento delle reti di acquedotto per la riduzione delle perdite idriche. Si tratta di atti di decine di milioni di euro, che però in provincia rischiano di creare una disparità tra le diverse aree della provincia.
“Essendovi, infatti, – spiegano all’Egato – l’esigenza di un impegno del Gestore circa l’attuazione ed il cofinanziamento degli interventi, a supporto della quota statale, si è riscontrata l’indisponibilità dei gestori uscenti, alla luce dell’iter ancora in corso per il passaggio di consegne al nuovo gestore unico Cogesi, di assumere impegni in termini di cofinanziamento e realizzazione delle opere a medio-lungo termine”.
L’Egato ha segnalato all’Arera l’Autorità Nazionale e al ministero dell’Ambiente interventi che riguardano l’intero territorio della Provincia. Però quelli in cui il Gestore si impegna nell’attuazione e nel cofinanziamento dell’intervento hanno probabilità di concretizzarsi gli altri no. “Questo comporterà che i lavori saranno concentrati in quelle aree territoriali che hanno già aderito a Cogesi (ovvero le consorziate Acda, Alac, Calso, Infernotto e Sisi) – spiega il presidente Ato4 Mauro Calderoni – mentre non potranno interessare, almeno nell’immediato, le aree territoriali non ancora facenti parte della stessa (cioè le aree dei gestori di società priuvate o miste, ndr). Oggi più che mai diventa quindi imprescindibile completare l’iter di gestione unica dell’Ambito, senza trascinare una situazione che può vanificare il miglioramento e la gestione di un servizio così importante come quello della fornitura dell’acqua potabile e di depurazione delle acque reflue”.