Era il 1990 quando Aung San Suu Kyi ricevette il premio Sacharov del Parlamento europeo per il suo costante impegno nella difesa dei diritti umani e per la libertà nel suo Paese, il Myanmar. Costretta per anni agli arresti domiciliari ma instancabile oppositrice politica del governo, ricevette nel 1991 anche il Premio Nobel per la pace. E’ solo nel 2016 che Aung San Suu Kyi porta alla vittoria il suo partito, la Lega nazionale per la Democrazia, e diventa Ministro degli Esteri. La decisione della Conferenza dei Presidenti del Parlamento europeo (Presidente e leaders dei gruppi politici) di escluderla dalla comunità dei vincitori del premio Sacharov, si riferisce alla sua inerzia e alla sua accettazione dei crimini tuttora in corso contro la comunità Rohingya in Myanmar. Una decisione grave, volta a ricordare che un premio per la pace e per il rispetto dei diritti umani può essere rimesso in discussione. Non se ne dimentichi la stessa Unione Europea, vincitrice di un premio Nobel per la pace nel 2012 ma ancora incapace di una risposta comune alle tragedie che si verificano ogni giorno nelle acque del Mediterraneo.