Priola – Dapprima erano messaggi e telefonate in cui lui le chiedeva di tornare insieme, poi però i messaggi telefonici divennero sempre più minacciosi e aggressivi e le telefonate assillanti, tanto da indurre la donna a denunciare l’ex fidanzato per violenza privata.
I fatti risalgono all’estate 2018 a Priola dove la donna vive coi figli avuti da un matrimonio concluso col divorzio. In seguito la donna ebbe una relazione durata qualche mese con E. A., conclusa in maniera apparentemente pacifica a marzo 2018. Nei mesi di luglio e agosto però le cose cambiarono, divennero sempre più frequenti le telefonate di E. A. con richieste di incontri per chiarire e tornare insieme. Nei confronti della donna, che aveva intrapreso una nuova relazione, i toni si fecero sempre più aggressivi, come ha testimoniato in aula la sorella della vittima: “Le diceva che lei non poteva sostituirlo con un altro, le diceva ‘ammazzati’, che sarebbe andato ad aspettarla sotto casa”. Un giorno l’aspettò nel parcheggio vicino al posto di lavoro di lei e al termine di un’accesa discussione le sputò addosso. Dall’esame dei tabulati risultano un centinaio di telefonate e moltissimi messaggi nell’arco di un mese e mezzo.
Gli ultimi messaggi vocali di fine agosto, a quanto riferito dalla sorella, esprimevano il desiderio di vederla morta, la minaccia di bruciarle l’auto, addossandole la colpa del fatto che lui stava molto male. In aula ha anche testimoniato l’attuale compagno della parte offesa, il quale ha confermato i toni minacciosi dei messaggi e il forte stato di ansia e paura che questi avevano ingenerato nella fidanzata, tanto da indurla a cambiare molte abitudini (fino a parcheggiare lontano dal posto di lavoro per avere l’auto vicino alla stazione Carabinieri): “Era sempre in ansia, doveva prendere gocce per dormire, anche i figli avevano percepito la tensione”. Il 3 settembre una collega avvisò la donna che l’ex si aggirava vicino alla sua auto. Quando il suo nuovo fidanzato andò a controllare, trovò le portiere anteriori completamente rigate. A quel punto la vittima decise di denunciare l’uomo. “Non abbiamo subito preso in considerazione l’ipotesi della denuncia – ha riferito l’uomo in aula – perché temevamo che avrebbe potuto peggiorare le cose. E comunque, anche se poi non è successo più nulla, la paura è rimasta ancora per molto tempo”. Il processo è rinviato all’8 febbraio per i testimoni della difesa.