“Ci sono vite che sono così dense di valori che sarebbe un vero peccato non riuscire a trattenerle in qualche modo”. Andrea Pascale spiega così la motivazione per raccontare le “imprese” di Massimo Migliore, conosciuto da tutti all’Oratorio salesiano di Cuneo come Mittu. E quando scrive ha in mente i suoi lettori, i ragazzi, cui comunicare quello che il suo amico gli ha lasciato in eredità.
Il libro in realtà appare come una vivace sessione di allenamento. Un allenamento “un po’ strano”, ammette questo Mister (“anche una piccola società rispetta i ruoli istituzionali e le gerarchie”), perché non perde mai di vista il gioco del calcio, ma passando attraverso la vita e il ricordo di uno che ha messo la passione in tutto.
E questo determina anche la scelta di strutturare il racconto in forma di dialogo, perché la parola costruisce relazioni, comunica emozioni. Sono quelle emozioni che il narratore si trova a voler passare ai piccoli giocatori oggi travolti dall’”investimento planetario” per Cristiano Ronaldo, da un mondo calcistico fatto di soldi e di illusioni a buon mercato. La conferma viene fin da subito: al momento del racconto della prima partita giocata arriva secca la domanda “avete vinto?”, ma pronta ecco la risposta che sposta l’attenzione: “che fortuna andare a giocare al mare!”.
Modi diversi di vivere il calcio separati da qualche decennio, per cui è giustificato il dubbio se potrà “essere esaltante ascoltare la storia di un fenomeno di questi campetti”.
L’arte del narrare, cioè del far rivivere in un salutare bagno di emozioni, viene in soccorso all’autore, cosicché i dialoghi si intessono intorno alla figura di Massimo Migliore, “amico di tutti”, giocatore di talento fino al “gran rifiuto” per lasciar spazio a un amico. Non lo presenta come un modello: “niente prediche”, è lapidario un piccolo calciatore. Semplicemente ne fa il ritratto sincero e appassionato ripescando episodi della sua vita, perché sa che il resto viene di conseguenza.
Paradossalmente più volte ritornano episodi di sconfitte sul campo, di paure e di scoraggiamenti, perché in fondo sono questi i momenti in cui si mette alla prova la propria forza, ma anche si gioca l’amicizia, la capacità di un mister di saper interpretare un atteggiamento. Allora basta anche solo la maglia di un mito, irraggiungibile come tutti i miti, per riprendere forza e tornare tra i pali ad affrontare i rigori.
L’omaggio a Mittu, che “suonava la chitarra come giocava: col cuore”, è omaggio alla “potenzialità educativa del calcio”, alla forza di immaginare un sogno che fa tutt’uno con la forza di affrontare la vita a testa alta con valori da difendere fino ai tempi supplementari, fino ai rigori che la vita impone.
Un libro pensato per i ragazzi, ma che non sfigura tra le letture di un adulto per il suo modo di descrivere l’approccio con i piccoli.
DOPPIO SUPERLATIVO
Andrea Pascale
ArabaFenice
pp. 102
13 euro