Battistin il “portalettere”, che a sue spese regala a tutti il calendario del nuovo anno, Nina, sua moglie, che ne eredita il lavoro, don Marino berretto in testa sempre in ritardo sulla sua Lancia Prisma integrale, poi Valentina e Simun col trattore posteggiato in retromarcia per chiacchierare, Pinou del Bial il materassaio, Toni di Frà con il suo bar per le interminabili partite a carte e tanti altri ancora affiorano come presenze impalpabili nell’introduzione di Roberta Bottero ideatrice e curatrice di questo omaggio a Stroppo e ai suoi abitanti.
Infatti quando nell’indice scorrono luoghi, edifici o usanze, in realtà sempre lo sguardo e il pensiero finiscono sulle persone. Nel loro ricordo rivive tutto ciò che viene raccolto in questo libro. Sono loro a raccontare di Stroppo.
Non quattro case nell’alta Valle Maira, ci viene detto subito. Una volta era grande il grappolo di frazioni che faceva riferimento al capoluogo. Stroppo non era solo un paese: era un territorio per lo più sconosciuto al visitatore che al più si fermava a Pessa o Bassura sulla provinciale verso Acceglio. Nei monti alle spalle c’erano borgate alcune delle quali oggi non sono più abitate “sciupate da anni di solitudine” come la piccola scuola di montagna nella poesia che apre il primo capitolo.
È una delle originalità di questa raccolta di ricordi. Divisa per argomenti, ogni capitolo si apre con un breve testo poetico che si atteggia quasi a ponte tra l’oggi in cui vive la memoria e il passato di cui si racconta.
La prima testimonianza rimanda alle “scuolette” patrimonio di molte frazioni. L’istruzione come bene prezioso, la scuola spesso come unico luogo di aggregazione, l’insegnante quasi un’autorità venuto per lo più da fuori, ma residente in loco: sono immagini che nel mondo d’oggi risultano inattuabili se non incomprensibili.
Poi c’è l’architettura e le testimonianze artistiche prima fra tutte la chiesa di San Peyre “appollaiata su uno sperone di roccia” che custodisce splendidi affreschi. Poco più in là, solitario, c’è il santuario di Santa Maria di Morinesio poi la Madonna del cardellino dipinto del 1486.
Le tradizioni polari legate alle stagioni della vita, ai lavori, alle feste sono oggetto di specifici capitoli. C’è però spazio anche per i ricordi più vicini quando il mondo moderno bussa alla porta di Stroppo: la luce elettrica, la costruzione di nuove strade, l’acquedotto e il laboratorio femminile.
Ricordi di luoghi e tempi, infine di persone. Qualche pagina è dedicata ad alcune figure che hanno segnato il tempo di questi luoghi, ma l’intero libro dà spazio attraverso i racconti ai ricordi di tutti: ognuno aggiunge un piccolo tassello alla storia e alle storie di Stroppo proprio come. Magari in passato, offriva la sua presenza attiva nella comunità.
Stroppo raccontata dagli stroppiesi
Aa.Vv.
Primalpe
pp. 265
€ 20