Chiusa Pesio – La compagnia parigina Le MèME EnsembLe, ospite da 6 anni a Chiusa di Pesio con un laboratorio internazionale estivo per professionisti di tutte le discipline artistiche e sceniche, ha rimandato lo stage al prossimo anno, ma non il rapporto con il territorio. Alcuni artisti della compagnia, di cui Marina Meinero è codirettrice artistica, oggi sono giunti in paese per Chomage Teatro che andrà in scena sabato 15 agosto in piazza Cavour alle 21. “Una cosa è certa – spiega Marina Meinero -: pur comprendendo il momento e non volendolo forzare non volevamo perdere il contatto con il paese e offrire un atto artistico e sociale ai suoi abitanti, come simbolo del legame che ci unisce. Dopo una prima versione andata in scena a Reggio Emilia, insieme al mio gruppo abbiamo pensato di condividere lo spettacolo anche con Chiusa di Pesio, la mia seconda casa piemontese”.
“Il progetto Chomage Teatro è nato a Reggio Emilia, la mia città di provenienza, anche se normalmente vivo a Parigi, durante il lockdown – spiega Marina Meinero – . Insieme ad Alice Melloni, collega e amica, abbiamo voluto continuare a immaginare un teatro in presenza, cercando di non farci travolgere dal vortice di arte virtuale. I primi due colleghi che abbiamo voluto invitare per questo esperimento post Covid, sono stati Chiara Mori e Gianni Cigarini. Dopo la prima riunione, il lavoro è stato portato avanti come una semi creazione collettiva. Partire da se stessi e dalle proprie voglie e necessità, era per me (e per Alice) una condizione indispensabile. Ma la scrittura si nutre e si ispira anche di grandi autori (Shakespeare, Bukowski e Fo su tutti) e i miti del passato
“Dopo alcuni incontri con Alice Melloni – continua Marina – , è nata l’idea di un enorme condominio in cui ognuno vive la sua storia nel proprio appartamento, ma, un giorno o l’altro, tutti finiscono con lo sfiorarsi e incrociarsi. Chomage Teatro è una sorta di zoom, una lente di ingrandimento puntata su un gruppo di finestre di un piano di un condominio immaginario, per esplorare una o più solitudini che hanno in comune una tematica che cambia di volta in volta, adattandosi al contesto. Lo spettacolo, infatti, è pensato per essere plasmato in base luogo in cui è ospitato. I personaggi, di volta in volta, giocano con due tipi di spazi scenici: quello personale e l’altro da sé. La prima tematica che abbiamo deciso di affrontare è stata quella dell’amore e dei rapporti amorosi. Lo spettacolo, oltre alla storia raccontata e alla riflessione sulle nostre odierne capacità di creare legami, vuole lasciare nello spettatore anche una traccia di un periodo dove la costrizione ha fatto da stimolo per la costruzione di nuove possibilità relazionali”.