Yasha Mazur è un funambolo, prestigiatore, illusionista, maestro, come il grande Houdini, nell’aprire serrature e lucchetti anche bendato o ammanettato. Isaac Bashevis Singer è un funambolo della parola e della capacità di leggere e raccontare l’animo umano in maniera davvero unica con una capacità di introsprezione che lascia senza fiato.
Il mago di Lublino, che Adelphi ripubblica dopo che anni fa lo aveva fatto Longanesi, è il racconto di un uomo che percorre le strade e le piazze attirando pubblico con i suoi giochi di prestigio e lasciando di città in città una scia di relazioni di amicizia, d’amore e di sfide. Ad un certo punto però il suo equilibrismo perde lucidità e Yasta si spinge, tra l’altro senza riuscirci, a usare le sue prestigiose abilità per scopi criminali. Da quel momento in poi lo “zingaro della lussuria” come viene definito perde riferimenti e certezze e cambia la sua vita, torna a casa e si fa murare come un asceta in una stanza per scontare i suoi peccati. Ma il suo fascino non si ferma davanti alle mura perché diventa, suo malgrado, un saggio venerato da ebrei vicini e lontani.
Singer, Nobel non a caso, ci regala un personaggio che assomiglia ai grandi personaggi della letteratura mondiale, tra irrequietezza, sensualità, dubbi tormentosi, abbandoni al piacere e al pentimento. E in fondo tutto il romanzo, che come sempre in Singer è a tratti divertente e a tratti inquietante, è un lungo esame di coscienza di un equilibrista non solo in teatro ma nella vita. Cammina sempre sul filo tra luci e ombre, incontrasto tra tensione al bene e forti passioni, vive con irrequietezza la volubilità delle sue scelte, che siano donne da amare, professionali, di amicizie e infine anche con Dio.
Assolutamente da leggere.
Il mago di Lublino
di Isaac Bashevis Singer
Adelphi
18 euro
