La pandemia di coronavirus ha fatto risalire all’attenzione di tutti anche il problema dei lavoratori stagionali, quei lavoratori che esistono, senza regole, per qualche mese all’anno, il tempo della raccolta di frutta e verdura. Quest’anno, la loro assenza ha scosso interessi economici e sollevato interrogativi sui trattamenti loro riservati da un punto di vista sociale e del rispetto dei diritti fondamentali.
E’ la ragione per cui la Commissione europea, il 17 luglio, ha presentato all’attenzione degli Stati membri delle raccomandazioni urgenti a favore della tutela dei lavoratori stagionali. Esse vertono in particolare sul diritto dei lavoratori a lavorare in uno Stato membro dell’UE indipendentemente dal fatto che siano cittadini dell’UE o provengano da paesi terzi; su condizioni di vita e di lavoro adeguate, tra cui distanziamento fisico e appropriate misure di igiene; su comunicazioni chiare per i lavoratori in merito ai loro diritti; sul lavoro non dichiarato e su vari aspetti relativi alla sicurezza sociale. La situazione vulnerabile e precaria di questi lavoratori non data di oggi. Si spera che le misure dettate dal coronavirus servano da campanello d’allarme per proteggere quei lavoratori tanto indispensabili quanto fino ad oggi invisibili.